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Ateneo di Firenze: “Le microplastiche diminuiscono il valore nutrizionale degli ortaggi” (video)

Ilaria Colzi, ricercatrice di Fisiologia vegetale, racconta attraverso un video i risultati dell’indagine su una pianta modello, quella dei pomodori.

 

Redazione
11 agosto 2023

FIRENZE – La diffusione delle microplastiche negli alimenti deriva prevalentemente dall’utilizzo estensivo della plastica in confezioni alimentari, bottiglie, tessuti sintetici, vernici, pneumatici per auto, prodotti per la cura della persona e apparecchiature elettriche. Una volta ingerite, possono causare tossicità, infiammazioni, sfociare in disturbi metabolici, neurotossicità e aumento del rischio di cancro nell’uomo.

Uno studio del Wwf dimostra che un essere umano può ingerire fino a 1.769 particelle di plastica ogni settimana anche solo bevendo acqua in bottiglia. Negli Stati Uniti il 94.4% delle acque in bottiglia contiene fibre di plastica, mentre la percentuale scende al 72.2% per l’Europa. L’approccio più prudente è sicuramente quello di affrontare il problema alla fonte, ovvero ridurre l’utilizzo e la presenza della plastica nella nostra vita quotidiana.

La contaminazione da microplastiche negli alimenti possiamo ritrovarla in pesci e molluschi, alghe, nel sale, nell’acqua di rubinetto. Le consumiamo così spesso che sono già entrate a far parte della catena alimentare umana.
L’Università di Firenze ha indagato gli effetti delle microplastiche presenti nei terreni agricoli sulla produttività delle piante coltivate e sul valore nutrizionale dei loro frutti. Queste piccole particelle infatti ormai invadono tutti i terreni entrando inesorabilmente in contatto con le piante che vi vengono coltivate.

Ilaria Colzi, ricercatrice di Fisiologia vegetale, racconta attraverso un video i risultati dell’indagine su una pianta modello, quella dei pomodori. Nella ricerca sono stati indagati gli effetti di due tipologie di microplastiche particolarmente diffuse nei suoli agricoli, il PET e il PVC. Lo studio, coordinato da ricercatrici e ricercatori del Dipartimento di Biologia e pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment, ha dimostrato la diminuzione del valore nutrizionale complessivo del pomodoro (e in particolare la carenza di alcuni antiossidanti e di alcuni minerali), nonostante la crescita della pianta fosse regolare.

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