“L’obiettivo principale delle ricerche sui materiali deve concentrarsi su processi ecosostenibili, sul recupero e sugli scarti delle nostre attività”.
di Antonella Savini, Università di Firenze
FIRENZE – Sono realmente pericolosi per l’ambiente i polimeri? Esiste un modo migliore per utilizzare questi materiali senza perderne i vantaggi ma eliminando le criticità sull’ambiente? Possiamo migliorare l’impatto sull’ambiente utilizzando i biopolimeri?
La risposta a questi quesiti deve arrivare da una valutazione scientifica e tecnologica completa sul ciclo di produzione e vita di ogni prodotto. Molti materiali polimerici possono ad esempio essere recuperati al 100% in modo analogo a quanto viene fatto con il vetro ma con un consumo energetico nettamente inferiore.
Il recupero di molti materiali utilizzati per la realizzazione di manufatti, batterie, Pc, attrezzature varie o mezzi di trasporto è essenziale per ridurre l’impatto sull’ambiente ma anche per ridurre lo sfruttamento di risorse naturali e lo spreco di fonti energetiche.
Un’altra strada importante è la valorizzazione di biomasse di scarto per affiancare ai prodotti provenienti da petrolio nuovi materiali con qualità specifiche diverse e più facilmente biodegradabili. Questi materiali sono fondamentali per i manufatti usa e getta e per molti imballaggi ma non sempre un biopolimero rappresenta per l’ambiente la migliore soluzione. Per tutti i materiali è infatti necessario analizzare il sistema di produzione e il loro ciclo di vita completa per confrontarne i reali effetti sull’ambiente.
La ricerca scientifica e tecnologica ha quindi oggi una grande sfida da affrontare in collaborazione con altri attori importanti:
il mondo politico che dovrà favorire con opportune leggi il recupero e la valorizzazione degli scarti;
i cittadini che dovranno mostrare comportamenti responsabili favorendo il riciclo ed eliminando gli spechi.
La soluzione è quindi la ricerca di uno sviluppo sostenibile con l’obiettivo di mantenere il sistema produttivo essenziale nel rispetto dell’ambiente, della salute umana e delle esigenze delle generazioni future.
Antonella Savini è professore associato di Chimica industriale del Dipartimento di Chimica Ugo Schiff e presidente di OpenLab, servizio divulgativo dell’Università di Firenze. Svolge attività di ricerca su processi di bioraffineria, valorizzazione di biomasse per la produzione di biofuel e composti chimici e sulla sintesi di biopolimeri e nanocompositi a partire da fonti rinnovabili come le biomasse di scarto.
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