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Area vocata al cinghiale all’Elba, il sindaco di Marciana chiede l’abolizione immediata

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Legambiente: “Adesso gli altri sindaci elbani seguano il suo esempio e la Regione Toscana riconosca di aver compiuto un clamoroso errore”.

 

di Iacopo Ricci

ISOLA D’ELBA (Li) – Con una lettera inviata al nuovo presidente della Regione Toscana, al Prefetto di Livorno e al Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano il sindaco di Marciana Marina Simone Barbi ha chiesto ufficialmente la revoca dell’area vocata al cinghiale all’Isola d’Elba istituita dalla Regione un paio d’anni fa.

Un atto che dimostra lungimiranza e il coraggio di opporsi a una scelta sconsiderata compiuta su pressione delle associazioni venatorie, commenta Legambiente Arcipelago toscano: “Un investimento politico che tra l’altro si è dimostrato clamorosamente sbagliato visto che, come hanno dimostrato alcune dichiarazioni e iniziative in campagna elettorale e i risultati delle elezioni regionali, i cacciatori hanno “ringraziato” la Regione votando in massa per la Lega e Fratelli d’Italia”.

I cinghiali dell’Elba, come è noto, non sono autoctoni ma sono stati importati negli anni 60/70 dai cacciatori. Non si tratta di cinghiali maremmani, estinti nell’isola dall’Ottocento, ma della specie Sus scrofa Attila di origine centroeuropea, ulteriormente ibridata da maiali domestici e altre sottospecie.
Mentre il Parco nazionale ha apertamente contestato la decisione della Regione di definire l’Elba area vocata, non altrettanto hanno fatto gli amministratori elbani. Il sindaco di Marciana Marina è dunque il primo ad aver chiesto ufficialmente la revoca.

La questione, trattata per troppi anni politicamente, è invece “un gigantesco problema di tutela della biodiversità” continua Legambiente, ed è bene che “la nuova Giunta regionale ammetta al più presto il clamoroso errore fatto e torni indietro”. Per l’associazione ambientalista l’unica soluzione efficace a contenere il numero spropositato di ungulati nell’isola è l’eradicazione, per ristabilire il delicato equilibrio ecologico distrutto “da una fallimentare gestione venatoria”.
Ora anche gli altri sindaci abbandonino ogni furbizia e complicità, conclude il Cigno Verde, e chiedano anche loro “l’abolizione immediata dell’Area vocata al cinghiale e l’avvio di un progetto insulare di contenimento, riduzione ed eradicazione della popolazione di ungulati”.

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