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Apuane Libere: “Gli scarti di cava usati per il molo di Genova come il Keu”

Cassone prima dell'immersione. (Foto da: www.commissario.ricostruzione.genova.it).
Cassone prima dell'immersione. (Foto da: www.commissario.ricostruzione.genova.it).

L’associazione denuncia lo sversamento nel Mar Ligure di migliaia di tonnellate di montagna per la costruzione del nuovo molo di Sestri Ponente.

 

Redazione

CARRARA – A Sestri Ponente, in Liguria, è in costruzione il nuovo molo dei cantieri navali. Il riempimento dei cassoni in calcestruzzo avviene con sfridi e “scarti di lavorazione” di varie dimensioni delle cave apuane. Il materiale di riempimento è portato via mare da Marina di Carrara fino al porto di Genova. Si parla di un milione di metri cubi di materiale.

Sulla questione interviene Apuane Libere, l’organizzazione di volontariato che si oppone da tempo allo sfruttamento selvaggio delle cave di marmo e che descrive l’attività in corso come una grande operazione di greenwashing che starebbe contribuendo ad accrescere uno dei 43 disastri ambientali tra i più importanti a livello mondiale: “È da mesi che stiamo seguendo quella che viene spacciata dal sindaco di Genova Marco Bucci come una grande operazione di economia circolare, mentre non è altro che una vergognosa operazione per far sparire ciò che andrebbe smaltito secondo i termini di legge.

Secondo l’associazione “gli avidi imprenditori del settore lapideo apuo-versiliese, rei di stare smontando e commercializzando un’intera catena montuosa, non sanno più dove nascondere quell’eccesso di scarti di produzione che non possono più sversare dai fianchi dei monti per le nostre innumerevoli denunce ministeriali”.

Purtroppo non ci stupiamo più – spiega Gianluca Briccolani, presidente dell’associazione – che la politica toscana non perda occasione per far profitti sulle spalle dell’ambiente e della salute di tutti noi. Secondo il responsabile di Apuane Libere “si tratta di un vero ecocidio che si sta compiendo sotto il silenzio generale ma, grazie all’attività di vigilanza territoriale dei nostri volontari, sappiamo bene che nella stragrande maggioranza dei siti estrattivi apuani si cava per fare detrito e che molto spesso questi sottoprodotti sono accompagnati da terre avvelenate da metalli pesanti”. L’organizzazione si appella affinché gli organi preposti analizzino i detriti sversati in mare: “Potrebbe trattarsi di un altro caso Keu”.