Sotto accusa l’accordo tra la società Henraux e il Comune di Seravezza ora al vaglio della Regione: “Diritti collettivi ceduti ai privati per quattro soldi”.
di Gabriella Congedo
25 ottobre 2023
SERAVEZZA (Lu) – La svendita del Monte Altissimo per quattro soldi non sembra interessare la Regione Toscana. Così la consigliera regionale Silvia Noferi (Movimento 5 Stelle) a proposito della risposta in aula dell’assessora Stefania Saccardi.
Noferi aveva presentato un mese fa un’interrogazione a risposta immediata per sapere quali fossero le intenzioni della Regione Toscana in merito al parere che deve rilasciare sulla proposta di conciliazione avanzata dalla società Henraux al Comune di Seravezza sulla cessione di una grande estensione di terre sul Monte Altissimo. Terre che sarebbero da secoli gravate da usi civici e proprietà collettive dei “naturali di Seravezza” mentre la società lapidea avrebbe continuato a occuparle e sfruttarle senza averne titolo.
La questione legale è assai ingarbugliata e complessa. Non per niente sulla proprietà del Monte Altissimo e delle cave va avanti da 35 anni un contenzioso tra la Henraux e il Comune di Seravezza culminato nella sentenza del 2020 che ha disposto la restituzione dei terreni al demanio civico. Un mese dopo la Henraux ha presentato un appello che nel 2022 ha portato alla sospensiva della sentenza di restituzione. Nel frattempo in questi tre anni la società ha continuato a sfruttare la cava Cervaiole sul Monte Altissimo ottenendo sempre le necessarie autorizzazioni dalla Regione Toscana.
Per mettere la parola fine alla decennale vicenda lo scorso 30 giugno il Consiglio comunale di Seravezza ha approvato la proposta di conciliazione presentata dalla società marmifera che ha messo sul piatto un milione di euro da pagare in dieci anni per acquisire i terreni contesi. Un accordo bollato dagli ambientalisti come una “svendita” del Monte Altissimo. “Un importo ridicolo per una montagna se paragonato alle cauzioni per oneri urbanistici comunemente riscosse dai Comuni per opere di ben minore entità” sottolinea Silvia Noferi.
Il giudizio finale sulla proposta di conciliazione spetta ora alla Corte di Appello di Roma, l’unica competente a stabilire chi è il legittimo proprietario degli antichi usi civici di quelle terre. Ma prima è necessario il parere della Regione Toscana a cui la legge attribuisce il compito di controllore locale degli interessi demaniali. E al momento, nota la consigliera pentastellata, la posizione della Regione non è chiara: tutela i diritti del demanio civile o delle società private? “Non vorremmo mai che questi diritti collettivi, sociali e ambientali fossero dimenticati o ceduti per quattro soldi a dei privati che, approfittando della complessità giuridica, si aggiudicassero giacimenti di inestimabile valore a causa della possibile estrazione di marmo”.
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