Sulla possibilità di un aumento dei limiti di legge per le radiofrequenze 5G: “Sarebbe una scelta del tutto irrazionale e pericolosa per la salute pubblica”.
Redazione
5 agosto 2023
Cinquanta scienziati hanno deciso di scrivere un appello al Governo che sta prendendo in considerazione la possibilità di aumentare i limiti di legge per la radiofrequenza e promuovere lo sviluppo della rete 5G. “Un aumento dei limiti sarebbe una scelta del tutto irrazionale e pericolosa per la salute pubblica, visto che la ricerca scientifica ha dimostrato che gli attuali standard di sicurezza sono inadeguati” dichiara Fiorenzo Marinelli, già ricercatore dell’Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerca di Bologna.
In Italia la legge sui campi elettromagnetici prevede tre limiti: il limite massimo di 20 V/m (mentre gli standard internazionali promossi dall’ICNIRP sono di 61 V/m); il valore di attenzione di 6 V/m per le aree dove la popolazione soggiorna più di quattro ore, come le abitazioni e i luoghi di lavoro; il limite di qualità per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione che è sempre 6 V/m perché all’epoca il legislatore presumeva che il valore di attenzione fosse già sufficientemente cautelativo.
“Da almeno vent’anni la ricerca scientifica ha chiarito che è 0,6 V/m il limite adeguato a prevenire gli effetti a lungo termine dell’esposizione alle radiazioni da radiofrequenza – continua Marinelli – e gli standard internazionali considerano sicuro il limite di 61 V/m, ma questo tutela solo dagli effetti acuti dei campi elettromagnetici, ovvero dal riscaldamento da essi prodotti.” Per Livio Giuliani, già dirigente di ricerca ISPESL/INAIL e portavoce della Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS) “bisogna tenere conto della mole di studi che dimostrano gli effetti non termici della radiofrequenza, compreso l’effetto cancerogeno che si osserva nei forti utilizzatori dei cellulari e nella popolazione più esposta alle antenne”.
Il limite di 0,6 V/m è stato proposto per la prima volta nel 2000 dalla Risoluzione di Salisburgo a conclusione di un convegno.1 Lo stesso limite è stato poi ribadito da diverse risoluzioni di scienziati indipendenti.1,2,3,4 Nel 2011 il Consiglio d’Europa ha concluso all’unanimità, con la Risoluzione 1815, che bisogna adottare immediatamente il limite di 0,6 V/m e puntare sul lungo termine alla riduzione delle radiazioni fino alla soglia di 0,2 V/m.6
“A chi conviene davvero questo aumento dei limiti di legge per la radiofrequenza? – continua Giuliani – Lo sviluppo delle reti 5G rappresenta un enorme potenziale di sviluppo per la piccola e media impresa italiana di elettronica, di telecomunicazioni e di impiantistica civile che sarebbero chiamate dalle multinazionali a realizzare una pianificazione e corretta installazione di nuove antenne sul territorio per far rientrare le emissioni elettromagnetiche nel limite attuale di 6 V/m.”
Secondo questi scienziati con l’aumento dei limiti della radiofrequenza ambientale le multinazionali potrebbero installare nuove antenne e antenne più potenti sui siti attuali, con un risparmio stimato di circa 1,3 miliardi di euro ciascuna. Le multinazionali licenziatarie dei servizi di telefonia mobile in Italia sono tutte straniere: TIM è francese, Vodafone è inglese, Wind 3G è di Hong Kong, Iliad è francese e Fastweb è svizzera. “L’aumento dei limiti quindi pone non solo un problema di salute pubblica ma anche una seria questione di opportunità economica – denuncia Giuliani – perché distoglierebbe un giro di affari dal mercato interno italiano per andare a costituire profitti per società estere.”
Secondo i firmatari le radiazioni della tecnologia 5G, inoltre, non sono state sufficientemente studiate e diversi lavori già oggi concludono che servono limiti più cautelativi per proteggere da questo tipo di radiazioni che sono fortemente pulsate e polarizzate. “Oltre alla salute dell’Uomo, siamo preoccupati per i rischi sulla biodiversità e anche sui consumi energetici – aggiunge Marinelli – e diversi studi hanno dimostrato che le radiazioni wireless comportano un consumo molto più elevato delle comunicazioni via cavo, quindi sarebbe molto più razionale investire sulle reti cablate per far arrivare la fibra ottica in ogni edificio del nostro Paese ma lo sviluppo della tecnologia delle reti senza fili non può in ogni caso prescindere dalla tutela dei valori primari della salute pubblica e dell’ambiente.”
Tra i firmatari dell’appello ci sono anche l’oncologo svedese Lennart Hardell che ha pubblicato decine di studi sul rischio cancerogeno dei cellulari e delle relative antenne, il professor Henry Lai dell’Università di Washington ed editor della rivista Bioelettromagnetics, e David Geel, ex direttore dell’Agenzia Europea per la Protezione Ambientale.
L’appello firmato dagli scienziati
Riferimenti online
1 www.icems.eu
2 Risoluzioni della Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica
3 Rapporto del Gruppo Bioinitiative
4 London Resolution
5 Seletun Resolution
6 assembly.coe.int
L’ignoranza su tale argomento dilaga: siamo gli unici ad avere dei limiti così bassi. Nella stessa Austria ce l’hanno più alti di noi. La biodiversità è in pericolo perchè emettiamo in continuazione Co2 e consumo del sottosuolo senza interventi di rimboscimento. Il rischio c’è sempre stato ed è insitito in ogni tecnologia ma non per questo ci siamo fermati. La sicurezza al 100% non esiste. Poi più si tengono basse le emissioni delle antenne mobili e più il telefono fa fatica ad connettersi alle antenne ed emette più radiazioni.