Tra le novità l’introduzione del limite massimo di 10 arnie per l’attività di autoconsumo e il divieto di utilizzare prodotti fitosanitari dannosi nei periodi di fioritura.
Il Consiglio Regionale ha approvato il 1° agosto la nuova legge per l’apicoltura toscana che modifica la normativa del 2009 ridefinendo l’esercizio, la tutela e la valorizzazione del settore.
Nelle campagne della Toscana si producono mediamente 23mila quintali di miele, circa il 10% della produzione nazionale, per un valore di circa 16 milioni di euro. Gli apicoltori sono circa 4700 e, sebbene sia un settore dove è sviluppato l’hobbismo, per una buona parte si tratta di veri e propri imprenditori agricoli.
L’anagrafe regionale a oggi censisce oltre 93.000 arnie. Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Miele, gli alveari sono per il 59% nomadi, per il 21% stanziali e per il 20% destinati all’autoconsumo. Tra le province toscane Lucca, con il 18% degli alveari, è quella con la maggior concentrazione, seguita da Firenze (16%) e Arezzo (13%), ma l’attività apistica è diffusa su tutto il territorio regionale.
Le modifiche alla legge regionale 27 aprile 2009 n.21 (Norme per l’esercizio, la tutela e la valorizzazione dell’apicoltura) aggiornano l’ordinamento regionale secondo le disposizioni della banca dati apistica nazionale e introducono un parametro oggettivo per delimitare l’ambito dell’attività per autoconsumo, prevedendo il limite massimo di 10 arnie. Infine la legge si occupa di difendere il patrimonio apistico dall’impatto negativo dei prodotti fitosanitari, estremamente nocivi per le api e gli insetti pronubi; la legge rivede dunque la norma che vieta l’uso di quelli che possono essere dannosi nei periodi di fioritura.
Fonte: Coldiretti Toscana
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