Secondo i dati pubblicati da ARPAT nel 2019 si è registrato il numero più alto di cetacei spiaggiati in Toscana dal 1986, anno di inizio del monitoraggio.
Ogni anno ARPAT, l’Agenzia regionale di Protezione ambientale, redige un report sull’attività di monitoraggio della rete regionale di recupero degli animali spiaggiati lungo le coste toscane. L’Agenzia infatti svolge un ruolo di coordinamento nella rete che fa capo all’Osservatorio Toscano per la Biodiversità di Regione Toscana. Nel report sono contenuti i numeri e le specie registrate, i campioni analizzati, le analisi svolte, con tutti i dati e alcune elaborazioni, non solo per i cetacei ma anche per le tartarughe e i grandi pesci cartilaginei avvistati, spiaggiati e catturati accidentalmente in Toscana.
Ebbene, nel 2019 si è registrato il numero più alto di cetacei spiaggiati in Toscana dal 1986, l’anno che segna l’inizio del monitoraggio di questi eventi in Toscana. È possibile già adesso consultare la mappa interattiva aggiornata con i dati registrati di tutti gli esemplari di cetacei spiaggiati nel 2019 lungo le coste toscane e vedere, per la maggior parte dei casi, quali sono gli esiti degli esami e delle indagini svolte.
In particolare nel 2019 si sono registrati 59 cetacei spiaggiati morti o in grave difficoltà lungo le coste toscane o comunque ritrovati in mare: 18 stenelle, 31 tursiopi, 2 capodogli, 8 cetacei rimasti indeterminati a causa dell’avanzato stato di decomposizione. E questo dato rappresenta il numero più alto (31 esemplari) mai registrato, sempre in Toscana, di tursiopi. Di solito la specie più frequente è sempre stata la stenella striata che aveva raggiunto un picco nel 2017 con 28 esemplari morti.
Grazie al fatto che i delfini erano appena morti è stato possibile eseguire analisi approfondite su 16 animali. Uno stomaco particolarmente vuoto può indicare che il delfino non stava bene e non si alimentava da diversi giorni. Alcuni tessuti (su 16 animali) sono stati campionati anche per la ricerca di contaminanti organoclorurati, indagine affidata ai laboratori dell’Università di Siena e per le indagini genetiche all’Università di Firenze.
Per quanto riguarda i cetacei, durante il 2018 si sono registrati 23 eventi di spiaggiamento: 11 stenelle (48% del totale), 9 tursiopi (39%) e 3 individui che sono rimasti indeterminati a causa del pessimo stato di conservazione della carcassa. Non sono stati invece registrati cetacei di grandi dimensioni (maggiori di 5 m di lunghezza totale) come balenottere o capodogli.
Durante il 2018 sono state recuperate anche 49 tartarughe marine, 48 appartenenti alla specie più comune Caretta caretta e solo 1 alla molto rara, e solo occasionale per il nostro mare, tartaruga verde Chelonia mydas. Delle 49 tartarughe recuperate, circa il 70% erano già morte e il 30% erano vive.
L’attività di monitoraggio e recupero dei grandi pesci cartilaginei ha invece registrato 6 segnalazioni (per un totale di 26 animali) di cui 23 avvistamenti (88%), 2 catture accidentali causate da attrezzi da pesca (8%, strascico e reti da posta) e uno spiaggiamento (4%). Le specie registrate sono la verdesca Prionace glauca, lo squalo capopiatto Hexanchus griseus, lo squalo grigio Carcharhinus plumbeus e la pastinaca violacea Pteroplatytrygon violacea.
Su molti esemplari, benché non sempre le carcasse presentassero buone condizioni di conservazione, è stato eseguito dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana un esame anatomo-patologico completo, ricerche batteriologiche, virologiche, parassitologiche, istologiche, sierologiche, genetiche e biotossicologiche. Per quanto riguarda queste ultime va specificato che i contaminanti specifici per i cetacei quali PPCB, Hg e pesticidi vengono ricercati dall’Università di Siena.
Fonte: Ispra
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