Lo scorso dicembre un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa ha individuato un esemplare di mezzo metro. Rischio ambientale ancora incerto.
PISA – Le specie aliene (dette anche “alloctone” o “esotiche”) sono specie sia animali che vegetali introdotte dall’uomo, volontariamente o involontariamente, in zone al di fuori del loro areale originario. La loro espansione può minacciare la biodiversità, causando profondi cambiamenti nei processi biologici, ma può avere anche grandi impatti socio-economici attraverso danni diretti alla salute o alle attività umane.
In alcuni casi avviene un processo di naturalizzazione della specie introdotta senza alterazioni negative né sulle specie con cui convive né sull’ecosistema che la ospita; in altri casi la specie introdotta diventa “invasiva” arrecando danno ad altre specie o addirittura all’intero ambiente che colonizza.
E’ un grosso esemplare di persico spigola ibrido il pesce alieno individuato per la prima volte fra la foce dell’Arno e la costa di Marina Pisa da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa. L’episodio, accaduto lo scorso dicembre, è stato oggetto di uno studio pubblicato su “Mediterranean Marine Science”, una rivista che a cadenza regolare segnala i nuovi avvistamenti di specie aliene e non indigene nel Mediterraneo per monitorarne l’espansione.
Secondo i ricercatori l’esemplare in questione, mezzo metro di lunghezza per 2,7 kg di peso, proverrebbe da un laghetto di pesca sportiva, da cui è probabilmente fuggito durante le piene dell’Arno nell’autunno del 2019.
Quello sulle coste pisane sarebbe il primo avvistamento in un ambiente marino. Il persico spigola ibrido, selezionato per avere pesci più robusti e a crescita più rapida, è infatti un incrocio tra Morone chrysops, una specie tipicamente di acqua dolce, e Morone saxatilis, più legata ad ambienti salmastri.
“La presenza di questa specie nell’asta centrale del fiume Arno e negli ambienti di transizione della costa pisana andrebbe monitorata in modo da identificare in maniera tempestiva eventuali introduzioni multiple e indizi di naturalizzazione”, spiega Joachim Langeneck, biologo marino del dipartimento di Biologia che ha lavorato in team con Claudio Lardicci, professore di Ecologia del dipartimento di Scienze della Terra.
“Attualmente l’effettivo rischio ambientale derivante da fughe casuali di questa specie di interesse commerciale è incerto – conclude Langeneck – Da un lato infatti si tratta di un predatore che può raggiungere dimensioni consistenti e la sua capacità di muoversi tra acque dolci e salate suggerisce cautela; dall’altro, i persici spigola ibridi sono generalmente considerati poco fertili anche se localmente, come ad esempio in Turchia, sono state riscontrate riproduzioni in natura”.
Fonte: Università di Pisa
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