Ne sono influenzati i composti chimici presenti nelle acque. E’ quanto emerge da un seminario organizzato da Arpat, Lamma e Regione Toscana.
Redazione
16 novembre 2023
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite del 2023 un quarto della popolazione mondiale non ha accesso ad acqua potabile. L’acqua sta per diventare la più importante risorsa scarsa del pianeta. Il Report nazionale Pesticidi nelle acque dell’ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – edizione 2020 relativamente al nostro Paese mostra un’ampia diffusione di pesticidi, almeno 299 sostanze diverse che contaminano le acque.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente nel suo rapporto Chemicals in European waters evidenzia come le acque risultino inquinate perlopiù da molecole e composti chimici che vanno dai pesticidi, ai farmaci a uso umano e veterinario, dagli additivi plastici industriali ai prodotti per la cura personale, dai nuovi ritardanti di fiamma – sostanze perfluoroalchiliche (PFas) fino alle microplastiche e nanoplastiche.
Ma è anche il clima stesso a cambiare la qualità delle acque. E’ quanto emerge dal seminario promosso da Arpat, Lamma e Regione Toscana tenutosi a Firenze con la partecipazione di docenti universitari, esperti del CNR-IBE e geologi. Ci sono effetti sulle acque sotterranee e superficiali in termini di inquinamento dei corpi idrici per deflusso e contaminazione da nutrienti, fioriture algali nocive, riduzione di ossigeno disciolto e aumento della temperatura di fiumi e laghi.
L’aumento della temperatura degli oceani e dei mari e l’innalzamento del livello marino danno origine al fenomeno del cuneo salino con l’acqua salata del mare che si fa strada nella falda acquifera dell’entroterra a causa della ridotta portata dei corsi d’acqua dovuta, ad esempio, alla siccità.
Marco Doveri del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa ha mostrato come “per molte risorse idriche sotterranee si registra un aumento nelle concentrazioni di alcuni composti chimici, parallelamente a un aumento dei livelli quantitativi in falda”. Fenomeni estremi possono quindi portare all’accumulo di sostanze nutrienti e salinità nella zona insatura dell’acquifero, con un loro successivo rilascio concentrato nelle acque sotterranee.
Il fenomeno in Toscana
In Toscana questo tipo di fenomeno si è osservato a Cecina e nella falda pratese mentre a Pianosa, di fronte a eventi estremi di piovosità, il sistema insulare risponde con un’inefficace infiltrazione, un decremento dei livelli piezometrici e un incremento della conducibilità elettrica, quindi della salinità.
Nell’acquifero vulcanico del Monte Amiata i risultati del monitoraggio della falda confermano lo sfasamento di circa un anno e mezzo tra piovosità, livelli della falda e portata delle sorgenti. Negli ultimi 10 anni, poi, si assiste alla variazione delle concentrazioni di arsenico e di boro presenti in falda che seguono, in maniera opposta, la variazione della stessa.
Nell’acquifero della Val di Chiana emerge uno stato chimico scarso e opposte tendenze per tre diversi parametri responsabili di questo stato: ferro e manganese in incremento significativo e nitrati in inversione. La correlazione tra piogge e livelli sembra indicare un tempo di risposta, oltre le oscillazioni immediate stagionali, di circa otto mesi.
Anche nell’acquifero carbonatico della Montagnola Senese vengono monitorati alcuni inquinanti per verificare la presenza di tendenze confrontabili con i cambiamenti del regime pluviometrico e piezometrico. Il monitoraggio ha messo in evidenza, dal punto di vista qualitativo, che i pozzi a uso potabile mostrano una generale tendenza all’aumento dei cloruri e solfati e che il rapporto cloruri/solfati presenta un salto dopo il 2016, periodo caratterizzato da eventi piovosi concentrati.
Gli effetti dei cambiamenti climatici influenzano dunque la qualità e quantità delle acque superficiali, come evidente nel caso del fiume Paglia e della sua contaminazione da mercurio. Gli eventi di piena contribuiscono a trasportare il mercurio presente sulle terrazze ricche di questo inquinante, normalmente non raggiunte dalle acque, fino al mare. L’aumento delle temperature favorisce anche la produzione di metilmercurio, più ecotossico del mercurio. Gli incendi, sempre più frequenti, contribuiscono infine a vaporizzare il mercurio intrappolato nei boschi.
Aggiungi un commento