Ci sarebbe “faziosità pregiudiziale” da parte degli ambientalisti. Legambiente: “Ognuno faccia il suo mestiere: Confindustria difende interessi privati, noi i beni comuni».
di Iacopo Ricci
PORTO AZZURRO (Li) – All’inizio era stata Legambiente, che l’aveva definito “un clamoroso esempio di ipocrisia politica e di negazionismo ambientale” (leggi qui l’articolo). Poi, nella discussione sull’ampliamento della miniera Eurit del Buraccio nel Comune di Porto Azzurro, approvato dalla Regione Toscana con delibera del 7 gennaio, sono intervenute a gamba tesa Confindustria Livorno Massa – Carrara e la Fillea – Cgil di Livorno. Per una volta unite verso un obiettivo condiviso: confutare le tesi degli ambientalisti e difendere la necessità dell’ampliamento.
Dalla miniera in questione si estrae l’eurite, una pregiata varietà di caolino molto richiesta dall’industria delle piastrelle di ceramica. Il punto è, secondo gli studi di Legambiente, che l’ampliamento comporterà in pratica la rimozione dell’intera cima di una collina, con un “fortissimo impatto paesaggistico e ambientale”.
Questa visione non convince affatto Confindustria, che in una nota sottolinea come il via libera della Regione sia arrivato dopo “attente e articolate valutazioni ambientali” che hanno coinvolto 6 settori specialistici, 6 enti terzi con compiti di vigilanza e controllo e 3 Comuni dell’Elba. “Parlare di “negazionismo ambientale” della Regione Toscana – sottolinea l’organizzazione degli industriali – come si legge nelle note stampa degli ambientalisti, denota una faziosità pregiudiziale, che non tiene conto dell’articolata istruttoria e della molteplicità degli enti consultati. Insistere sul danno ambientale significa, di fatto, mettere in discussione la competenza e l’obbiettività degli enti che hanno concorso alla decisione della Regione”. E nelle note di protesta degli ambientalisti “non vengono citate le opere di mitigazione e compensazione che la Regione stessa ha imposto alla società Eurit a garanzia del rispetto delle procedure di coltivazione”.
Se Confindustria difende la legittimità dell’ampliamento, Fillea – Cgil provincia di Livorno dal canto suo ribatte che “non è previsto nessun ampliamento bensì soltanto il ripristino e lo spostamento di circa 50 metri del fronte cava”. Di conseguenza non ci sarà “nessuna modifica dei crinali della montagna e quindi nessuna ricaduta negativa a livello ambientale. Parlare – come fa Legambiente – di negazionismo ambientale è sbagliato”. E chi critica l’ok della Regione al progetto Eurit lo farebbe “prendendo esclusivamente in esame l’aspetto ambientale, senza prendere minimamente in considerazione quello sociale”. Non si riesce neanche a capire perché “questo progetto susciti una così agguerrita avversione quando poi si vorrebbe far passare sotto silenzio opere che insistono sullo stesso territorio e che sono sicuramente più impattanti”.
Quali sarebbero queste opere “sicuramente più impattanti” che Legambiente avrebbe fatto passare sotto silenzio? risponde colpo su colpo l’associazione ambientalista. Che riconferma anche all’indirizzo della Cgil l’accusa di negazionismo ambientale: “Un negazionismo che arriva addirittura a far dire alla CGIL che in realtà non ci sarebbe nessun ampliamento della miniera e nessun contraccolpo ambientale, Evidentemente il sindacato pensa che rimuovere la cima di una collina sia una cosa senza impatto su fauna, flora e ambiente”.
Quanto a Confindustria “fa il suo mestiere, che è quello di difendere interessi privati spesso a discapito di quelli pubblici, ma dovrebbe almeno evitare di cercare di insegnare a Legambiente come fare l’associazione ambientalista che difende i beni comuni”. La valutazione di incidenza ambientale per il progetto, ribadisce il Cigno Verde, non aveva i requisiti per essere data, tant’è che il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano non l’ha concessa. L’ampliamento della miniera ha esclusivamente fini di guadagno privato, interessi che Confindustria ha tutto il diritto di difendere, ma non sostenendo “che una miniera potrebbe migliorare l’ambiente e che può essere ambientalmente risarcita l’asportazione di una collina che sorge lungo una rotta migratoria tra le due uniche zone umide rimaste all’Elba. Che fa l’Eurit, come opere di mitigazione, ricostruisce la cima di quella collina da un’altra parte?”.
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