Agricoltura

Alluvioni e dissesto del territorio, tra i responsabili c’è l’agricoltura intensiva

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A pochi giorni dall’alluvione in Toscana Mauro Agnoletti dell’Università di Firenze ha parlato della necessità di recuperare pratiche agricole tradizionali.

 

Redazione
13 novembre 2023

FIRENZE – Nell’ultima edizione del suo libro Mescolate contadini, mescolate, il ricercatore Salvatore Ceccarelli spiega e dimostra come il passaggio dall’uniformità alla diversità sia la risposta più economica ed efficace alla continua perdita di biodiversità, al cambiamento climatico e renda più facile praticare l’agricoltura biologica.

L’agricoltura intensiva è un sistema di intensificazione e meccanizzazione agricola che mira a massimizzare i rendimenti dei terreni disponibili attraverso vari mezzi, come l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Questa intensificazione e meccanizzazione viene applicata anche all’allevamento di bestiame con miliardi di animali come mucche, maiali e polli, tenuti al chiuso in quelli che sono diventati allevamenti intensivi.

Le pratiche agricole intensive producono cibo più economico in rapporto alle dimensioni del terreno ma rappresentano una grande minaccia per l’ambiente in quanto rischiano di contribuire alla comparsa di nuovi parassiti, uccidere insetti e piante utili, degradare e impoverire il suolo aumentando la suscettibilità alle inondazioni.

Durante la giornata di studi Tradizione per la transizione: l’agricoltura della resilienza che si è svolta nell’auditorium di Sant’Apollonia a Firenze sulla questione è intervenuto Mauro Agnoletti, titolare della cattedra Unesco Paesaggi del patrimonio agricolo all’Università di Firenze: “L’agricoltura intensiva non è riuscita a risolvere il problema della fame nel mondo e quello delle diete insalubri, è necessario dunque recuperare pratiche agricole tradizionali, forse meno produttive, ma sicuramente più resilienti.”

Un approccio che si contrappone dunque al modello dell’agricoltura intensiva, che oggi mostra limiti nella capacità di adattarsi ad eventi estremi. “I terrazzamenti, ad esempio, in presenza di piogge intense sono in grado di ridurre la velocità dell’acqua e l’erosione del terrenoaggiunge Agnoletti – riducendo il rischio di frane e alluvioni”. In Italia migliaia di km di terrazzamenti hanno permesso di coltivare terreni in forte pendenza, senza irrigazione, mantenendo la fertilità e limitando il dissesto idrogeologico.

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