Mentre molte località turistiche stanno progettando “città spugna” l’Elba approva Piani Strutturali che prevedono ancora nuovo cemento e asfalto.
di Legambiente Arcipelago Toscano
14 febbraio 2025
ISOLA D’ELBA (Li) – Legambiente Arcipelago Toscano esprime tutta la sua solidarietà alle persone colpite dall’ennesimo fenomeno meteo estremo che ha colpito l’Isola d’Elba e ringrazia i Vigili del Fuoco, le Forze dell’ordine e i volontari che sono immediatamente intervenuti.
I nomi delle località colpite il 13 febbraio da una bomba d’acqua “autunnale” sono ormai ricorrenti ad ogni evento di questo tipo: il capoluogo Portoferraio, le frazioni costiere di Bagnaia, Nisporto e Nisportino, la piana della Pila dove si vorrebbe prolungare un aeroporto in un’area che ha dimostrato ancora una volta di essere in zona rossa a elevatissimo rischio idrogeologico… ma frane, smottamenti, allagamenti hanno colpito un po’ in tutta l’isola divisa tra le piogge monsoniche e la grandine che ha imbiancato la strada tra Procchio e Marciana Marina.
Una situazione anomala ma che denota ancora una volta in modo eclatante il clima tutto nuovo con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. Non si può più parlare di maltempo, ma di nuova normalità e a questo l’Elba – come l’Italia – sembra completamente impreparata.
Al disastro climatico si è risposto “mettendo in sicurezza” aree per poi caricarle di nuovo cemento e asfalto che hanno creato una nuova situazione di insicurezza, il reticolo minore di torrenti e fossi che segnava la nostra isola è stato abbandonato, cancellato e tombato per far posto a case e strade, il sistema fognario pensato per un’altra epoca climatica e per altri carichi si sta rivelando insufficiente, la manutenzione del territorio si è trasformata in impermeabilizzazione dei suoli e mentre molte località turistiche stanno rinaturalizzando parcheggi e strade, stombando corsi d’acqua e progettando “città spugna”, l’Elba che vive di turismo approva ancora Piani Strutturali che prevedono nuova cementificazione e asfalto, nuove opere inutili e dannose, nuovi moltiplicatori del rischio climatico.
Come scriveva il Centro Meteo Toscana a inizio febbraio «Quando sentiamo dire “il 2024 è stato l’anno più caldo di sempre”, anziché ridere o scherzare come fanno in molti…bisognerebbe pensare alle conseguenze. Altro che gas di riscaldamento risparmiato…altro che scampagnate al mare o bagni a novembre…il rovescio della medaglia è questo! (…) Un clima sempre più caldo significa dover fare i conti con situazioni analoghe. Temporali autorigeneranti sempre più frequenti in tutti i mesi dell’anno, in quello che ormai sta diventando un clima tropicale. Il problema è che i nostri terreni e la morfologia del nostro territorio non sono altrettanto preparati a situazioni simili».
Ora bisognerà contare i danni e leccarsi le ferite, ma dopo non si può e non si deve più riproporre come se niente fosse la solita politica urbanistica basata sulla rendita e il consumo di territorio, non si può far finta che fenomeni che si continua a dire – e scrivere nei Piani strutturali – che hanno un ritorno duecentennale avvengano in realtà ogni decennio e ormai addirittura ogni anno, in un’isola che passa da un’infinita siccità estiva alla paura ogni volta che piove. Bisognerebbe dichiarare l’emergenza climatica in ogni Comune e comportarsi di conseguenza e invece, asciugata l’acqua e spalato il fango, si continua a fare come prima e peggio di prima.
Occorre un piano comprensoriale – isolano – di cura e ripristino del territorio, occorre una nuova idea pubblica della tutela della sicurezza comune al tempo del cambiamento climatico, ma questo può farlo solo una gestione unitaria e innovativa del sistema isola che superi la frammentazione amministrativa e la palese inadeguatezza su questi temi mostrata da troppi amministratori elbani.
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