Con il cambiamento climatico le piante acquatiche invasive stanno proliferando nei fiumi toscani. I Consorzi di bonifica: “Una guerra ambientalmente persa”.
Redazione
30 agosto 2024
FIRENZE – Già dal nome non lascia presagire nulla di buono. L’alga o “erba degli alligatori” (Alternanthera philoxeroides) è una specie invasiva e alloctona originaria della Florida e arrivata chissà come in Arno, dove si affianca alle distese della più comune “brasca” (Potamogeton natans).
Come ogni anno l’estate – con le alte temperature, lo scarso afflusso di acqua da monte, la mancanza per lunghi periodi di pioggia e di piene – mette in seria difficoltà il fiume Arno specie nel suo tratto cittadino, costretto tra le mura delle spallette senza ombreggiatura e una pressione umana circostante molto elevata. Le acque si abbassano e si surriscaldano, l’ossigeno scarseggia arrivando a ‘ipossia’ e aumentano le concentrazioni di azoto: tutte condizioni che favoriscono la proliferazione di diverse specie di alghe acquatiche.
“Si tratta di fenomeni naturali indotti dalla presenza umana, aggravati dalla nuova condizione climatica e ormai impossibili da evitare con soluzioni meccaniche, ma che in situazioni specifiche possono essere contenuti grazie al lavoro dei Consorzi di bonifica”, precisa Francesco Vincenzi, presidente dell’ANBI (l’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica).
È grazie a questa azione che tra pochi giorni (7-8 Settembre) il capoluogo toscano potrà ospitare due prove del campionato italiano a squadre di pesca al colpo: nei giorni scorsi i mezzi del Consorzio di bonifica Medio Valdarno hanno rimosso le alghe a contatto con la sponda – soprattutto alga alligatore – dove l’acqua è più bassa e calda nel tratto urbano dell’Arno. I campi gara “Terrapieno” e “Fonderia” sono stati così liberati secondo le indicazioni della Regione Toscana su richiesta della FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee).
La diffusione di piante acquatiche invasive in alveo è ormai un problema per tutti i fiumi della Toscana e la rimozione meccanica è solo un palliativo. La soluzione secondo Massimo Gargano, direttore generale di Anbi “non può prescindere da un ripensamento complessivo del sistema idraulico italiano, aumentando le disponibilità d’acqua in alveo attraverso l’innovazione irrigua e opportune infrastrutture di raccolta delle piogge”.
“Purtroppo – conclude Marco Bottino, presidente del Consorzio di bonifica Medio Valdarno e di Anbi Toscana – nelle attuali condizioni è una guerra ambientalmente persa, ma che noi costantemente combattiamo per contrastare la perdita di biodiversità nei nostri ecosistemi”.
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