Dall’Università di Pisa arriva la notizia che un’innovativa membrana può rimuovere l’arsenico anche nella sua forma più tossica.
Redazione
17 maggio 2024
PISA – Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) l’arsenico è uno dei dieci contaminanti con il maggior impatto ambientale. E’ infatti uno degli elementi più tossici presenti in natura ed è stato classificato cancerogeno di classe 1 dall’OMS che ne ha anche stabilito il limite massimo accettabile nelle acque potabili in 10 microgrammi per litro (μg/L).
La contaminazione di fiumi e laghi può dipendere dall’inquinamento o avere cause naturali, specie nelle aree vulcaniche dove le acque passano su rocce che rilasciano quest’elemento chimico. I bacini del Gange e del Brahmaputra in India sono fra le regioni più vaste del pianeta interessate da questo problema. Ma l’acqua contaminata da arsenico è un problema anche in Italia e, per esempio, riguarda quasi un milione di persone fra Toscana e Lazio.
Dall’Università di Pisa arriva la notizia che per la prima volta sarà possibile rendere potabile l’acqua contaminata da arsenico grazie a un’innovativa membrana. La chiave di tutto è in un “monomero”, cioè una molecola che può essere incorporata in un polimero, che è stato sintetizzato nel gruppo Liquidi ionici del Dipartimento di Farmacia dell’Ateneo pisano formato da Christian Silvio Pomelli e Lorenzo Guazzelli. In particolare, la struttura del monomero è stata ispirata dal modo in cui l’arsenico interagisce con le proteine negli esseri viventi.
“Abbiamo incorporato il monomero all’interno di una membrana polimerica con cui sono stati realizzati i filtri che, a livello di laboratorio, si presentano come dei dischetti porosi attraverso i quali viene filtrata l’acqua – dice Lorenzo Guazzelli -. Rispetto a ogni altro sistema esistente questa particolare membrana è in grado di rimuovere selettivamente l’arsenico senza privare l’acqua di altri sali fondamentali. L’acqua così filtrata non viene demineralizzata e diventa quindi potabile e direttamente adatta per il consumo umano”.
La ricerca che ha portato alla messa a punto della membrana è iniziata nel 2017 ed è andata estendendosi negli anni anche per la necessità di coordinare i tanti ricercatori sparsi in diversi continenti. Per l’Italia, oltre all’Università di Pisa, hanno collaborato Bartolo Gabriele e Raffaella Mancuso del Dipartimento di Chimica e Tecnologie Chimiche dell’Università della Calabria e il gruppo di ricerca di Alberto Figoli e Francesco Galiano dell’Istituto per la Tecnologia delle Membrane del CNR di Rende (Cosenza).
“Dal punto di vista chimico l’arsenico si presenta in diverse forme – aggiunge Christian Silvio Pomelli – ma la membrana sviluppata nell’ambito del nostro studio si è dimostrata particolarmente efficace anche nei confronti dell’arsenico III o arsenito, che in generale è anche la forma più difficile da rimuovere e la più tossica”.
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