Il testo finale delude ma almeno manda un segnale sulla fine dell’era del carbone e della deforestazione incontrollata.
di Sandro Angiolini
Il blog di questa settimana non poteva non essere dedicato al nuovo accordo sulla lotta al cambiamento climatico raggiunto meno di 24 ore fa a Glasgow. Il risultato è stato, come la maggior parte degli osservatori si attendevano, inferiore alle aspettative del mondo ambientalista e alle reali necessità del pianeta.
In pratica è stato confermato il precedente accordo di Parigi del dicembre 2015, il cui obiettivo era di contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto della soglia di 2 °C oltre i livelli pre-industriali e di limitare tale incremento a 1.5 °C, al fine di evitare conseguenze ancora peggiori della attuale tendenza al cambiamento climatico.
Solo “bla, bla, bla” quindi, come ripete (fino alla nausea) Greta Thunberg? In buona parte sì. Con qualche piccola novità. Provo a riassumerle:
- I lavori complessivi del vertice e il testo finale dell’accordo hanno chiaramente evidenziato la necessità di ridurre il consumo di carbone e degli altri combustibili di origine fossile (vedi metano, che è in proporzione ad altre fonti molto più dannoso per il clima). Anche se il testo dell’accordo parla solo di “ridurre gradualmente” tale consumo, la strada è tecnologicamente e politicamente segnata. Paesi come Cina, India e Sudafrica, cioè quelli che si sono dichiarati maggiormente contrari a risoluzioni più forti, hanno capito che la transizione in tal senso è già cominciata e che non si fermerà: dovranno perciò tenerne conto anche nelle loro scelte interne, con positive ricadute sulla qualità generale dell’ambiente. A questo contribuirà probabilmente anche la crescente sensibilità dei loro cittadini rispetto alla protezione delle risorse ambientali, che sempre più giocano un ruolo chiave per la stretta sopravvivenza di intere comunità;
- L’accordo firmato da 110 Paesi per porre fine alle pratiche di deforestazione incontrollata entro il 2030 potrebbe rappresentare uno strumento molto importante. Soprattutto se verranno confermati i 20 miliardi di dollari che lo dovrebbero finanziare. Il fatto che l’Indonesia (dove ci sono grandi foreste fondamentali per la biodiversità) non lo abbia sottoscritto è senz’altro un grosso limite, ma il 2030 è vicino, e in questo settore aumenta la consapevolezza che un diverso tipo di gestione delle attività forestali non solo è possibile ma che è economicamente conveniente, sia per i privati che per il pubblico;
- Il fatto che l’accordo sia stato firmato da tutti i 197 Paesi membri è politicamente significativo, soprattutto se si pensa al fatto che molti di essi sono governati da forze poco o per niente sensibili ai temi della difesa dell’ambiente. Ciò significa, secondo me, che nessuno di loro se la sente di fare brutta figura su questi temi di fronte al resto del mondo. E questo potrebbe rappresentare un pungolo interessante su cui muoversi in futuro per accelerare la lotta al cambiamento climatico. A conferma di questa interpretazione sta la notizia che, lunedì prossimo, i presidenti della Cina e degli USA (cioè i due “pesi massimi” a livello mondiale per ciò che riguarda le emissioni dannose) si incontreranno online proprio per discutere di ulteriori accordi in questo senso. Se son rose fioriranno…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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