Uno studio attribuisce il tracollo degli impollinatori selvatici sull’isola all’elevata densità di api domestiche. Le associazioni apistiche: “Conclusioni arbitrarie”.
di Iacopo Ricci
12 aprile 2025
ISOLA DI GIANNUTRI (Gr) – Il Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano ha vietato la presenza di alveari sull’isola di Giannutri a partire dal 2025 sostenendo che le api domestiche possono rappresentare una minaccia per gli impollinatori selvatici. Nel frattempo però continua ad autorizzare ogni estate l’irrorazione dell’isola con Flytrin 6.14, un pesticida contenente permetrina e tetrametrina, sostanze tossiche per gli insetti, pericolose per gli ecosistemi acquatici e sospettate di provocare il cancro.
È quanto denunciano le associazioni apistiche Toscana Miele, Arpat e Aapt chiedendo un intervento urgente della Regione Toscana.
Il divieto degli alveari si basa su uno studio delle Università di Pisa e Firenze (leggi qui l’articolo) che ha riscontrato due fenomeni: un cambiamento nel comportamento di foraggiamento degli impollinatori selvatici e una forte riduzione del loro numero – si parla dell’80% – nel corso di quattro anni. Gli autori ipotizzano che la causa di questo declino potrebbe essere la competizione con le api domestiche. In base a questi dati dunque il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ha deciso di non confermare le autorizzazioni per condurre l’apicoltura sull’isola di Giannutri.
Ma le associazioni apistiche toscane non ci stanno. “I due fenomeni vengono messi arbitrariamente in relazione concludendo che il declino documentato è verosimilmente da imputare alla competizione per le risorse trofiche con le api allevate. Conclusioni tratte senza tenere in alcun conto gli inevitabili effetti che l’habitat dell’isola subisce a causa dei trattamenti insetticidi o dell’impoverimento dell’ambiente in generale provocato dai cambiamenti climatici”.
La metodologia adottata nello studio, aggiungono le associazioni, è stata criticata anche da diversi esperti. Claudio Porrini dell’Università di Bologna ha fatto notare che la sperimentazione è stata condotta con il presupposto che le api mellifere fossero l’unico fattore responsabile della riduzione degli impollinatori selvatici. Questa impostazione avrebbe portato a errori concettuali come la gestione “on-off” degli alveari, che non tiene conto della complessità dell’interazione tra api e ambiente.
Anche un ente governativo come il CREA – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura – ha espresso forti riserve sulle conclusioni dello studio e ha invitato il Parco a rivedere la decisione di bandire le api ritenendo che “le ricerche (…) non forniscano basi sufficienti per sostenere che il declino osservato nel periodo di studio nelle popolazioni delle due specie indicatrici Anthophora dispar e Bombus terrestris sia stato causato dalla presenza delle colonie di Apis mellifera”.
“La decisione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano di vietare le api domestiche sull’isola di Giannutri – sottolineano ancora le associazioni – appare incoerente e poco supportata da evidenze scientifiche robuste e va contro le attuali direttive europee che vedono l’ape mellifera allevata al centro dei progetti di miglioramento agro-ambientale. Mentre il divieto degli alveari si basa su uno studio contestato da numerosi esperti, l’uso di pesticidi neurotossici continua indisturbato, con potenziali danni all’ecosistema dell’isola”.
La richiesta è di un intervento urgente della Regione Toscana “per rivedere questa decisione e garantire una tutela reale della biodiversità basata su dati scientifici solidi e su un approccio coerente alla conservazione dell’ambiente”.
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