La denuncia da Cna Federmoda: aumento vertiginoso delle tariffe con le griffe che scaricano gli aumenti sull’ultimo anello della catena.
Migliaia di pelletterie artigiane in Toscana stanno per essere strangolate dai costi di smaltimento. A lanciare l’allarme è la Cna Federmoda Firenze. Fino a qualche mese fa portati per la maggior parte in discarica, oggi gli scarti di lavorazione della pelle sono dichiarati “pericolosi” per i valori di cromo troppo alti per cui non vengono più accettati dagli impianti. Ritagli della lavorazione di borse, portafogli, portachiavi, capi d’abbigliamento devono per forza prendere la strada dei termovalorizzatori. E qui nasce il problema, già emerso per gli scarti tessili dell’area pratese: in Toscana sono attivi solo tre termovalorizzatori già saturi di rifiuti urbani. La soluzione? Il trasferimento in altre regioni o in paesi come l’Austria e la Slovenia.
“Ma così si va incontro a un aumento vertiginoso dei costi di smaltimento – commenta Tullio Zepponi, presidente Cna Federmoda Firenze – I costi a carico delle imprese sono più che raddoppiati passando dai 15/20 centesimi/chilo ai 35/45 centesimi/chilo, oltre naturalmente all’aumento delle spese di trasporto. Purtroppo, a causa del principio per cui “chi inquina paga”, la committenza scarica sulla subfornitura questo incremento di costi. È l’ultimo anello della catena che subisce aumenti che vanno a ridurre ancora il già esiguo guadagno delle imprese contoterziste”.
È una situazione di difficoltà che riguarda un settore, la pelletteria artigiana, che in Toscana conta 4.377 imprese con circa 16.000 addetti, la stragrande maggioranza delle quali lavora in conto terzi. Delle 4.377 pelletterie artigiane, ben 2.840 sono concentrate nel distretto della provincia di Firenze; segue la provincia di Pisa (608 imprese), Pistoia (231 imprese), Lucca (230 imprese) e Arezzo (229 imprese).
Anche la raccolta così come è organizzata oggi costituisce un costo che pesa enormemente sul comparto pelletteria e il presidente Cna Federmoda Firenze ne spiega i motivi: “Elevata percentuale degli scarti (circa il 40%); eccessiva differenziazione fino a distinguere le pelli anche per colore; necessità di disporre di spazi adeguati in azienda e di dedicare personale a ciò preposto. A tutto questo si aggiunge l’incremento delle tariffe a causa della chiusura in Toscana delle discariche e della carenza di termovalorizzatori”.
“CNA Toscana chiede alla Regione innanzitutto di bloccare la situazione – è l’appello del presidente Cna Federmoda Toscana, Bruno Tommassini – occorre consentire nel breve periodo il conferimento presso gli impianti esistenti, mentre nel lungo bisogna metter mano a un piano industriale complessivo e a una strategia chiara in materia di rifiuti che non può prescindere da una previsione di impianti anche di prossimità. Ma la nostra richiesta va oltre: chiediamo la classificazione degli scarti di pelle come “sottoprodotto” e non come rifiuto, così da facilitarne il recupero e il reimpiego nei processi industriali”.
Fonte: CNA Federmoda Firenze
Aggiungi un commento