Ecosistema

Tagli selvaggi e fiumi distrutti in Toscana, pubblicato dossier Lipu

Il canale Imperiale (Pisa) dopo lo sfalcio eseguito in primavera (foto di Marco Dinetti)
Il canale Imperiale (Pisa) dopo lo sfalcio eseguito in primavera (foto di Marco Dinetti)
Lavori eseguiti nel periodo di nidificazione: habitat perduti, nidi scomparsi, paesaggi deturpati. Dal documento emerge la radiografia di uno scempio.

 

Migliaia di nidi distrutti, habitat perduti, paesaggi deturpati. Piccoli mammiferi, rettili e anfibi scomparsi. Specie ormai rare come l’airone rosso e il falco di palude minacciate dall’alterazione degli habitat. E’ la radiografia di uno scempio quella che emerge dal dossier Fiumi distrutti, pubblicato ieri dalla Lipu sul suo sito www.lipu.it. Sotto accusa i tagli indiscriminati di vegetazione effettuati lungo i corsi d’acqua della Toscana tra i mesi di marzo e luglio di quest’anno.

Arno, Firenze, riva sx a valle della Pescaia dell'Isolotto (foto di Daniela Burrini)
Arno, Firenze, riva sx a valle della Pescaia dell’Isolotto (foto di Daniela Burrini)

Il dossier, realizzato dalla Lipu Toscana, offre con una ricca documentazione fotografica una testimonianza visiva di quanto accaduto in primavera, oltre che un lavoro di analisi dei dati raccolti. I numeri forniti sono quelli di un vero e proprio disastro ambientale: circa 30.000 nidi distrutti lungo i corsi d’acqua, riduzione tra il 64% e il 100% degli uccelli nidificanti rispetti ai campioni studiati, un danno erariale, per la scomparsa di fauna selvatica protetta, di almeno 22 milioni di euro.

Sul banco degli imputati la Lipu mette le scelte della Regione Toscana che, in deroga alle prescrizioni della legge regionale n. 155/1997, che escludeva tassativamente i tagli di vegetazione in alveo nel periodo marzo-giugno (ossia quello della nidificazione), ha autorizzato negli ultimi tre anni interventi di taglio anche nel periodo antecedente il 30 giugno, a esclusione delle aree protette e dei tratti ricadenti all’interno dei siti Natura 2000. Con la prescrizione, si badi bene, che “devono essere adottati accorgimenti utili per prevenire danni all’ambiente e in particolare alla fauna nidificante”. Regola che, fa notare la Lipu, è stata largamente disattesa nei fatti.

Fosso Lavello, Massa: un germano reale morto (foto di Elena Barbieri)
Fosso Lavello, Massa: un germano reale morto (foto di Elena Barbieri)

Il dossier riporta quali sono gli uccelli che hanno sofferto maggiormente degli sfalci lungo gli argini – dall’usignolo di fiume alla cannaiola comune, dal cannareccione al canapino  – e fornisce calcoli e stime delle coppie presenti nelle zone di intervento prima e dopo i tagli. Emblematico il caso dell’Arno a Pisa, lungo i due chilometri di Viale delle Piagge: “Lo sfalcio degli argini dal 2016 al 2018 – si legge nel dossier – effettuato in piena nidificazione dell’avifauna e con mezzi meccanici, ha portato alla completa scomparsa di tutte le specie di uccelli tipiche di questo habitat”.

Ma le conseguenze nefaste finiscono qui. Il documento spiega come, oltre a danneggiare habitat e biodiversità, la manutenzione di quest’anno non abbia nemmeno centrato l’obiettivo di una maggiore sicurezza idraulica: “La vegetazione di un corso d’acqua è importante per consolidare le sponde, depurare le acque, regolare il deflusso. E contrariamente a quanto affermano gli enti gestori, in primis i consorzi di bonifica, se si privano i fiumi di tale vegetazione la velocità dell’acqua, in caso di piena, è destinata ad aumentare”.

Per una corretta gestione dei fiumi non si dovrebbe mai intervenire tra marzo e luglio e andrebbero evitati tagli indiscriminati e a raso. E’ anche un problema di competenza. “In queste situazioni sarebbe errato e riduttivo affidare agli operai la valutazione della presenza dei nidi, su cui di certo non hanno alcuna competenza e preparazione. Diverse tra le specie di uccelli che nidificano lungo i corsi d’acqua (…) costruiscono nidi molto piccoli (diametro inferiore a 5 cm) perfettamente mimetizzati e nascosti in cima ai rami, nel folto della vegetazione, nelle cavità degli alberi, la cui localizzazione e individuazione esatta è complessa e impegnativa anche per un ornitologo professionista”.

“E’ veramente giunta l’ora per tutto il Paese di cambiare le politiche di gestione del territorio, a partire da quella dei fiumi – dichiara Marco Dinetti, responsabile Ecologia urbana della Lipu – Solo con azioni selettive, contestualizzate e mirate si possono conservare gli habitat fluviali. Servono maggiori competenze tecniche, collaborazione e nuove sensibilità, e soprattutto serve capire che l’approccio sommario al patrimonio naturale è un terribile boomerang. Distruggere la natura è far male prima o poi anche alle società umane”.

Il dossier completo può essere scaricato su www.lipu.it

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