Agricoltura

Per l’apicoltura toscana questa è una primavera da dimenticare

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Dopo il gelo la pioggia, a marzo 74% in più della media. Coldiretti: la stagione sconvolge le api, avremo -50% miele. Attenzione all’origine in etichetta, meglio comprare miele italiano.

Le bizze del tempo di questa pazza primavera sconvolgono anche le api, che restano nelle arnie per effetto della pioggia durante la fioritura senza riuscire a svolgere il prezioso lavoro di trasporto del polline da una pianta all’altra. Ma in forte ritardo è anche la produzione di miele, con cali fino al 50% per i primi raccolti di stagione. È la Coldiretti a lanciare l’allarme sugli effetti del maltempo che sta ostacolando il lavoro delle api disturbate dalle piogge che a marzo sono state superiori alla media addirittura del 74%, dopo i danni causati dal gelo con ulteriori perdite tra quelle famiglie di api già indebolite dalla siccità della scorsa estate.

“Questa primavera instabile – sottolineano da Coldiretti Toscana – sta creando grossi problemi agli alveari perché il maltempo ha compromesso le fioriture e le api non hanno potuto raccogliere il nettare, quindi non stanno riuscendo a produrre miele. Difficoltà si registrano anche per l’impollinazione delle piante da frutto, con la prevedibile conseguenza di una minore disponibilità di prodotto se non ci sarà una decisa inversione di tendenza”.

Nelle campagne della Toscana si producono mediamente 23mila quintali di miele, circa il 10% della produzione nazionale, per un valore di circa 16milioni di euro. Gli apicoltori nella regione sono circa 4.700 e, sebbene non siano pochi quelli che lo fanno per hobby, una buona parte sono veri e propri imprenditori agricoli. L’anagrafe regionale ad oggi censisce oltre 98.000 arnie.

Gli effetti del clima, come rileva Coldiretti, rischiano di aggravare una situazione già difficile dopo che la produzione di miele nel 2017 si è ridotta a meno di 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli Paesi: Ungheria e Cina.
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consigliano da Coldiretti Toscana – bisogna verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. La parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale”.

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