Dopo la richiesta di riattivare cava Faggeta, chiusa da 30 anni, l’associazione chiede una moratoria: “Non è più tollerabile lasciare la pianificazione del bacino montano al cieco arbitrio dell’iniziativa privata”.
CARRARA – Legambiente Carrara chiede una moratoria sulla riapertura delle cave dismesse. Si apre un nuovo capitolo nella storica battaglia contro la deregulation del settore delle cave e lo scempio delle Apuane.
A fine gennaio la ditta LAV ha presentato la richiesta di riattivazione della cava Faggeta, nel bacino di Pescina-Boccanaglia, dismessa da circa 30 anni. La cava in questione rientra nel bacino di Torano (31 cave attive), uno dei tre bacini estrattivi del carrarese.
La richiesta, a giudizio di Legambiente Carrara, deve essere respinta senza “se” e senza “ma”. E’ quanto emerge dalle osservazioni inviate agli amministratori del Comune.
Una premessa: esiste una legge regionale del 1914 intitolata Norme per il governo del territorio dove si dispone che, in assenza del Piano Attuativo di Bacino Estrattivo (PABE), non sono ammesse né l’apertura di nuove cave né la riattivazione di cave dismesse. Un divieto attenuato dal successivo Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) che ha consentito, in attesa dell’approvazione dei PABE, la riattivazione di cave dismesse per volumi non superiori al 30% di quanto consentito nell’ultima autorizzazione.
Ma questa deroga parziale non giustificherebbe la riapertura di cava Faggeta. “Riteniamo che la richiesta della LAV debba essere respinta – si legge nelle osservazioni – poiché potrebbe rivelarsi in stridente contrasto con il PABE attualmente in corso di redazione. Quest’ultimo, infatti, nell’ottica di uno sfruttamento razionale della risorsa marmo o della tutela dell’ambiente (ad esempio delle sorgenti), potrebbe compiere scelte incompatibili con la richiesta presentata. A titolo d’esempio, per le cave in galleria potrebbe richiedere una resa in blocchi superiore al 25%, oppure potrebbe escludere la possibilità di riattivazione delle cave dismesse o, addirittura, escludere dalle aree estrattive l’intero bacino di Pescina-Boccanaglia o una sua parte”.
Proprio il tentativo di sfuggire ai vincoli dei PABE spiegherebbe perché nelle Apuane si sia scatenata la corsa di molte aziende a chiedere la riattivazione di cave dismesse, di cui la richiesta della LAV non è che l’ultimo caso, approfittando dello spazio aperto dal PIT per casi particolari. La partita in gioco sarebbe dunque quella di accaparrarsi diritti acquisiti, condizionando preventivamente i PABE e pregiudicandone le scelte future.
Legambiente Carrara ha già presentato proposte per la redazione dei piani attuativi e ne sta preparando altre, prendendo come caso studio proprio il bacino di Torano. E in attesa che i famosi PABE siano pronti, chiede all’amministrazione comunale una moratoria sulla riattivazione delle cave dismesse.
“Non è più tollerabile – conclude il documento – lasciare la pianificazione del bacino montano al cieco arbitrio dell’iniziativa privata e, in particolare, dei titolari di cava”.
Fonte: Legambiente Carrara
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