Aziende costrette a smaltire gli scarti come rifiuti speciali, impianti chiusi, regolamenti differenti a macchia di leopardo. E molti imprenditori si ritrovano a dover pagare due volte.
CNA Firenze Metropolitana e CNA Toscana Centro lanciano un allarme per la scarsità, in Toscana, di impianti di smaltimento rifiuti in grado di accogliere gli scarti tessili prodotti dalle imprese del comparto moda di Prato, Pistoia, Firenze e dell’area empolese. Difficoltà a cui si sono aggiunti, recentemente, i problemi legati allo smaltimento dei rifiuti delle imprese edili, i cosiddetti inerti, con la chiusura dell’impianto del Calice. Da un lato – spiegano dall’associazione – le amministrazioni obbligano le aziende al rispetto dei nuovi regolamenti che impongono lo smaltimento degli scarti tramite aziende speciali, con notevole aggravio di costi. Dall’altro lato si chiudono impianti come il Cassero e il Calice, deputati a smaltire questa tipologia di rifiuti e non si individuano siti alternativi.
“Il risultato è che i rifiuti si accumulano ovunque, sia nei magazzini delle aziende sia nei depositi delle aziende speciali, generando danni per l’intero sistema economico della nostra area” commentano Elena Calabria e Giacomo Cioni, presidenti, rispettivamente di CNA Toscana Centro e di CNA Firenze.
Una situazione paradossale se si considera che esiste un unico soggetto incaricato dello smaltimento di questi rifiuti, ALIA, e che non esiste ancora un regolamento unico e valido per un’area che si estende da Prato a Pistoia, Firenze ed Empoli e dove operano migliaia di imprese che rappresentano il 60% del Pil dell’intera Toscana. Bene l’aumento della raccolta differenziata ma, secondo CNA, per risolvere la situazione critica della gestione dei rifiuti occorre una visione strategica d’insieme, una seria politica industriale con una programmazione di lungo termine.
“Sono ormai intollerabili i disagi e le incertezze innescate dai mancati interventi istituzionali su questo fronte – continuano Cioni e Calabria – per non parlare dell’assurdità legata all’applicazione di regolamenti differenti a macchia di leopardo sul territorio”. Le aziende che si trovano a dover gestire gli adempimenti relativi ai rifiuti spesso si devono scontrare con una normativa ricca di contraddizioni, con inutili aggravi burocratici e con una progressiva lievitazione dei costi. A questo si aggiunge, fa notare CNA, che a causa di regolamenti comunali errati molte aziende, da anni, si ritrovano a dover pagare due volte per i rifiuti, obbligate, da una parte, al pagamento della TARI e, dall’altra, a dover gestire i propri “scarti” con smaltitori professionali.
La soluzione, secondo l’associazione, sta nella costruzione degli impianti di termovalorizzazione già programmati – il riferimento va all’impianto di Case Passerini, da tempo fermo al palo. Se non si esce dello stallo saranno proprio le imprese e i cittadini a pagarne lo scotto con aumenti della Tari per la progettazione dell’impianto di trattamento termico di Selvapiana (già bocciato dal Consiglio Regionale) e, in prospettiva, destinati alla copertura degli oneri per l’interruzione dei lavori di Case Passerini. In definitiva, nessun servizio, ma solo più rifiuti e più costi.
Infine, una semplificazione e sburocratizzazione dell’attuale sistema di gestione con l’istituzione di un’unica Ato che, accorpando le tre attualmente esistenti, possa gestire i rifiuti urbani a livello regionale in modo razionale, efficiente ed efficace. Solo così sarà possibile eliminare le distorsioni e uniformare le tariffe, che oggi sono diverse fra i vari Comuni.
Fonte: CNA Toscana Centro e CNA Firenze.
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