Siamo in enorme ritardo e solamente 15 città (di cui 6 in Toscana) si sono messe in regola. Adesso l’Italia rischia di essere deferita alla Corte di Giustizia europea.
L’inquinamento acustico, quello causato dal traffico stradale, ferroviario e aeroportuale, è la seconda causa di decessi prematuri dopo l’inquinamento atmosferico. E sulle inadempienze in materia l’Italia adesso rischia di essere deferita alla Corte di Giustizia dell’UE. Il motivo: l’enorme ritardo nella predisposizione delle mappe acustiche e dei relativi Piani di azione antirumore previsti dalla direttiva europea n. 49 del 2002.
La norma in questione impone agli Stati membri di adottare mappe acustiche che rappresentino l’esposizione al rumore nei maggiori agglomerati urbani, lungo gli assi stradali e ferroviari principali e in prossimità degli aeroporti più importanti.
Queste mappe costituiscono la base per definire misure antirumore nei Piani di azione.
Poiché l’Italia non ha comunicato tutte le informazioni richieste dalla Commissione europea, quest’ultima ha inviato una prima lettera di costituzione in mora nell’aprile 2013. Vista la mancanza di progressi, nel febbraio 2016 la Commissione ne ha inviato un’altra.
Ma dal momento che mancano ancora all’appello le mappe di 17 Comuni e 22 strade, e devono ancora essere adottati piani d’azione per 32 Comuni, 858 strade e un importante asse ferroviario, la Commissione chiede ora una risposta motivata e il pieno rispetto della direttiva.
L’Italia ha due mesi di tempo per rispondere; se non lo farà, il caso potrà essere deferito alla Corte di giustizia dell’UE.
Mappe acustiche e piani antirumore
La situazione in Italia e in Toscana
Un quadro aggiornato lo fornisce il capitolo dedicato all’inquinamento acustico del recente Rapporto SNPA (Sistema Nazionale per la protezione dell’Ambiente) sulla Qualità dell’Ambiente Urbano.
Come prima cosa va detto che la legge italiana del 2005 che ha recepito la direttiva europea stabiliva delle scadenze per la predisposizione delle mappe acustiche: giugno 2007 per gli agglomerati urbani con popolazione superiore a 250.000 abitanti e giugno 2012 per tutti gli altri. Ma non è tutto: le mappe acustiche strategiche devono essere riesaminate e, se necessario, rielaborate almeno ogni cinque anni.
A tutt’oggi le città che hanno predisposto gli studi sull’esposizione al rumore e anche, ma non sempre, le mappe acustiche sono solo 38: Torino, Aosta, Genova, Milano, Monza, Bergamo, Brescia, Bolzano, Vicenza, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì, Rimini, Firenze, Prato, Livorno, Pisa, Terni, Roma, Latina, Napoli, Salerno, Foggia, Andria, Barletta, Bari, Taranto, Brindisi, Lecce, Palermo, Catania, Sassari e Cagliari.
I Piani di Risanamento acustico sono stati invece adottati in 15 città, e qui la Toscana fa la parte del leone con 6 piani approvati. Questo l’elenco secondo il Rapporto SNPA: Aosta, Genova, Bergamo, Trento, Modena, Bologna, Forlì, Lucca, Pistoia, Firenze, Prato, Livorno, Pisa, Siena e Benevento.
La nota dolente è che tutti i Piani di risanamento risalgono agli anni tra il 1999 e il 2011.
Dopo di allora non se n’è più visto neanche uno. Evidentemente il problema dell’inquinamento acustico è ancora sottovalutato, e bene ha fatto la Commissione europea a strigliare l’Italia perché rispetti le direttive in materia. Speriamo che serva a qualcosa.
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