“No alla caccia agli ungulati nelle aree protette e in pieno periodo migratorio. Invece di sparare si pratichino le più efficaci tecniche di cattura”
Sconcerto e incredulità. Questa la reazione di Legambiente Toscana alla notizia di questi giorni su un corso di formazione regionale rivolto a un centinaio di cacciatori esperti, allo scopo di mettere a punto un piano di abbattimenti degli ungulati all’interno delle aree protette del Padule di Fucecchio.
“Questa decisione della Regione – spiega l’associazione in una nota – che fa il paio con quella del mese scorso, secondo la quale l’Elba sarebbe territorio vocato per il cinghiale (?) confina la Toscana tra le regioni italiane più arretrate in fatto di gestione faunistico/venatoria. La scelta di prolungare le “fucilate” in pieno periodo migratorio, come si sa delicatissimo per l’avifauna, nell’area umida più importante della Toscana, sa di grottesco. Un intervento, questo, reso possibile dalle novità normative introdotte dalla cosiddetta Legge Obiettivo, che prevede interventi di forte contenimento degli ungulati, previo il monitoraggio e la valutazione di ISPRA e Cirsemaf (Centro Interuniversitario di ricerca sulla selvaggina, ndr).
Legambiente invita a fare chiarezza, nel minor tempo possibile, sugli studi scientifici di ISPRA che avallerebbero questo tipo di decisione, “soprattutto in virtù dei fragilissimi habitat, densi di biodiversità, che connotano la più grande Area Umida interna del Paese”. L’associazione del cigno verde chiede che, in ogni caso, il contenimento non avvenga “a fucilate” ma attivando in questa area protetta le più efficaci tecniche di cattura degli ungulati, sperimentate con successo nel vicino Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.
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