Una catena di supermercati inglesi sta vincendo la sua scommessa: sostituire la plastica negli imballaggi e dimezzare gli spechi di cibo. Allora si può fare.
di Sandro Angiolini
7 aprile 2025
Mentre in Italia e in Europa la nuova soluzione di moda tra molti politici è “Abbasso il Green Deal europeo” (sottinteso: torniamo a produrre inquinando come 20-30 anni fa), questa settimana sono apparse due notizie, da fonti diverse, che trattano in sostanza lo stesso argomento: come ridurre la produzione di rifiuti, e in particolare lo spreco nel cibo che invece dovremmo mangiare.
Quella più focalizzata su questo tema arriva dal quotidiano inglese The Guardian e descrive i risultati che una grande catena di supermercati sta raggiungendo in pochi anni. La catena si era data, nel 2019, l’obbiettivo di dimezzare gli sprechi di cibo e di sostituire tutta la plastica usata negli imballaggi dei propri alimenti in vendita entro il 2025. E ci sta riuscendo. Eliminando del tutto la plastica da alcuni prodotti freschi e cambiando il tipo di imballaggio per altri alimenti, in modo che sia riciclabile; oggi il 96% degli imballaggi nei loro negozi lo è. Tutto ciò grazie anche all’avvio di una collaborazione, nel 2020, con un gruppo di consulenti specializzato in questi temi.
Dimezzare lo spreco di alimenti invenduti rappresentava una sfida ancora maggiore. Ma anche in questo caso l’avvio di una collaborazione con un’associazione caritatevole (che utilizza anche un’apposita App per operare) sta riuscendo a raggiungere l’obbiettivo fissato; anzi, di portarlo all’85% del totale invenduto.
Allargando l’orizzonte troviamo l’uscita, pochi giorni fa, di un rapporto dell’EEA (l’Agenzia per l’Ambiente europea con sede a Copenaghen) dedicato appunto alla prevenzione degli sprechi di cibo. Il rapporto ci ricorda una cifra semplice ma poco conosciuta: ogni anno sprechiamo cibo nei 27 Paesi membri per circa 132 miliardi di euro (e non è uno scherzo). Tutto questo comporta anche l’emissione nell’atmosfera di una grande quantità di gas a effetto serra; insomma, ci facciamo del male due volte, anche se non ce ne rendiamo conto. Per queste ragioni la UE sta per introdurre due obbiettivi obbligatori entro il 2030: una riduzione generale del 10% degli sprechi di alimenti nelle imprese di trasformazione e del 30% a livello di distribuzione e di consumi privati.
Esistono già tutti gli strumenti e le soluzioni per raggiungerli, come molte esperienze dimostrano anche per l’Italia (simili a quelle viste prima per la Gran Bretagna o ancora più elaborate). O ci sarà qualcuno che si lamenterà anche di questi obbiettivi come qualcosa di troppo “ideologico”?
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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