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Le storie di chi vive nel Parco delle Foreste Casentinesi protagoniste su Rai5

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Il suonatore di cornamusa Massimo Giuntini

Nel documentario “Rosso Casentino” l’autrice ha dato voce a coloro che ci abitano da sempre e a chi ha scelto di viverci. Mercoledì 5 febbraio dalle 14 su Rai5.

 

Redazione
4 febbraio 2025

PRATOVECCHIO (Ar) – Non si contano i media, nazionali e internazionali, che in questi anni si sono occupati della natura originale e multiforme del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Ma forse raramente ci si era concentrati con altrettanta curiosità e passione, prima che sulla storia e la ricchezza ambientale, sulla sua biodiversità umana. 
È quello che ha fatto Lucrezia Lo Bianco nel documentario “Rosso Casentino”, già andato in onda su Rai 3 con ottimi ascolti. Chi se lo fosse perso lo potrà vedere mercoledì 5 febbraio su Rai5 dalle 14,06 (giovedì 6 la messa in onda sarà dalle 6,38 e sabato 8 dalle 8,32).

L’autrice è andata a scovare gli abitanti del parco nazionale: chi ci abita da sempre e anche coloro che, negli anni, hanno deciso di lasciare la città e scelto di viverci. Ed è riuscita a parlare anche con loro. Le storie sono molte e si snodano, come i passi e i sentieri necessari a descriverle: la famiglia Ulivi, di Ca’ di Noce (Corniolo); Antonio e Giulia, i giovani appassionati che hanno recuperato la tradizione della stampa a ruggine di Santa Sofia (Peromatto), il talentuoso cornamusista Massimo Giuntini nelle luci rarefatte degli antichi castagneti di Camaldoli; Marzia, aretina che ha deciso di vivere nel bosco incontaminato e occuparsi di ospitalità all’Imposto di Stia; Beppe Salieri “dei due mondi” (dalla Romagna al Sudamerica), finito a gestire un agriturismo, un castagneto e un allevamento alle Casine San Godenzo; Lando Landi che racconta il Panno Casentino dal punto di vista di chi ha vissuto da operaio i primi straordinari opifici della vallata.

Sarà un grande racconto corale al quale ha partecipato anche la band della Casa del vento. La sua “voce”, l’insegnante di scuola primaria Luca Lanzi, è andato con i suoi alunni a Vallucciole, nei luoghi che ricordano le stragi naziste. E poi l’ex Padre guardiano della Verna, Francesco Brasa; l’avventura di Casa Santicchio, sugli antichi transiti dei pellegrini; i ricercatori che studiano le “migrazioni” degli alberi sulla pressione dei cambiamenti climatici e la “comunità musicale” di Renate e Andreas, tedeschi del Doccione in Vallesanta.
Una narrazione ricca di fascino che mostra come in questo magnifico angolo di Toscana ricchezza naturale e culturale si siano intrecciate in un rapporto inestricabile.

Il Parco eccelle, dal punto di vista naturalistico, come una delle aree forestali più pregiate dEuropa, il cui cuore è costituito dalle foreste demaniali casentinesi, allinterno delle quali si trova la riserva naturale integrale di Sasso Fratino, istituita nel 1959 – si legge nella presentazione RAI – Foreste imponenti, ricche di boschi misti ricoprono infatti tutto il territorio del Parco, al punto che lo si potrebbe attraversare in tutta la sua estensione senza mai uscire dal lussureggiante e rigoglioso manto verde che lo avvolge. Foreste millenarie, testimoni del continuo evolversi della natura e impregnate di storia, dove il rapporto con luomo ha radici lontane nel tempo e ben documentate fin dal 1024, quando San Romualdo diede vita allOrdine dei Monaci Camaldolesi, che per secoli saranno custodi e gestori di questo patrimonio”.

Fonte: Parco nazionale delle Foreste Casentinesi

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