L’ex discarica attende di essere messa in sicurezza mentre Apuane Libere polemizza contro il nuovo Regolamento degli agri marmiferi.
Redazione
28 dicembre 2024
MASSA CARRARA – Non c’è pace per le Apuane. Risale al 6 maggio scorso lo smottamento all’interno dell’ex discarica Cava Fornace, tra Pietrasanta e Montignoso (Massa Carrara), con conseguente fuoriuscita di percolato e altre sostanze fino all’Aurelia e all’area naturale protetta del Lago di Porta. Dai campionamenti successivi condotti da Arpat risultarono rilevamenti di fibre di amianto, ferro, alluminio e solidi sospesi oltre i limiti consentiti.
La discarica, originariamente destinata a ospitare i residui di marmettola provenienti dalle attività di taglio di marmo e granito della zona, era già stata interessata da un ricorso al Tar del Comune di Pietrasanta contro la Regione che aveva rigettato nel marzo 2021 la richiesta di riesame di una vecchia Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) priva di molti aggiornamenti normativi a tutela dell’ambiente.
L’incidente di quest’anno ha provocato successivamente la sospensione del Paur, il Procedimento autorizzatorio unico regionale per proseguire il riempimento della discarica oltre quota 43 metri, e lo stop a tutte le attività della discarica. A oggi sarebbe già dovuto essere ricostruito l’argine ma, a quanto pare, ci si trova ancora in una fase di stallo tecnico e burocratico: a certificarlo è stata la Commissione consiliare di controllo su Cava Fornace che ha ribadito già da alcuni mesi la necessità di mettere il prima possibile in sicurezza l’impianto per poi andare alla chiusura definitiva della discarica. Nel frattempo il Comitato per la chiusura di Cava Fornace ha deciso di entrare in un’aula di tribunale e depositare un esposto in Procura.
L’associazione Apuane Libere, invece, in questi giorni comunica di bocciare in pieno le modifiche apportate a 9 articoli su 23 del Regolamento degli agri marmiferi del Comune di Massa, ritenute gravemente fuori dalla realtà climatica in cui stiamo vivendo: “Voci di corridoio vogliono che anche ai Piani attuativi dei bacini estrattivi delle Alpi Apuane siano tolti lacci e lacciuoli per poter disintegrare ancora più impunemente tutti gli ecosistemi in nome dell’economia e di un pugno di posti di lavoro”.
Secondo l’associazione una macchina a catena diamantata oggi può tagliare in sei ore un pezzo di montagna come un coltello caldo attraversa un panetto di burro per poi travolgere tutto quello che contiene, devastando dal monte al piano, senza pietà, senza rispettare le grotte, la flora, la fauna, l’aria e soprattutto l’acqua di cui le Apuane sono ricolme: “Dov’è l’amministrazione comunale di Massa che dovrebbe tutelare i cittadini da chi inquina le falde acquifere? E la magistratura che dovrebbe indagare e perseguire il rispetto della legge?”.
Aggiungi un commento