Un emendamento alla manovra di bilancio potrebbe allargare le maglie dell’attività venatoria in Italia. Gli ambientalisti scrivono a Mattarella.
Redazione
21 dicembre 2024
C’era tempo fino a tutto il mese di ottobre per raccogliere le 500.000 firme necessarie affinché gli elettori potessero esprimersi attraverso un referendum abrogativo sulla caccia ma nonostante l’impegno delle associazioni ORA – Rispetto per tutti gli animali guidata da Giancarlo De Salvo, da cui è partita l’iniziativa, e Irriducibili Liberazione Animale guidata da Alessandro Torlai non è stato raggiunto il numero necessario di firme per nessuno dei cinque quesiti proposti.
I quesiti referendari riguardavano: abolizione totale dell’attività venatoria, abrogazione dell’articolo 842 del Codice civile che consente l’ingresso nelle proprietà private ai cacciatori, abolizione dell’uso degli animali nei circhi e nelle manifestazioni storiche, abolizione dei giardini zoologici e della sperimentazione animale, chiusura degli allevamenti intensivi.
Intanto in questi giorni un emendamento alla manovra di bilancio, attualmente in discussione alla Camera, presentato dalla deputata di Fratelli d’Italia Maria Cristina Caretta, potrebbe allargare le maglie dell’attività venatoria in Italia. L’emendamento al momento è stato dichiarato ammissibile dalla Commissione Bilancio generando proteste e preoccupazione da parte delle principali associazioni ambientaliste e animaliste.
Secondo la nuova norma i calendari venatori, che regolano i periodi di caccia, potranno essere impugnati solo entro 30 giorni dalla loro pubblicazione, limitando le opportunità per associazioni e cittadini di contestare eventuali irregolarità. Inoltre la proposta affida a un Comitato tecnico faunistico venatorio nazionale, un organo politico che conterrà anche rappresentanti delle associazioni dei cacciatori, il compito di emanare pareri equiparati a quelli scientifici dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Così con una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella le principali associazioni ambientaliste e animaliste italiane, tra cui Wwf, Legambiente, Lipu ed Enpa, hanno sottolineato come la modifica violi l’articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio naturale, e l’articolo 24, che garantisce il diritto all’accesso alla giustizia. Viene anche evidenziato il rischio di una nuova procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea, simile a quella già attivata nel 2022 per la violazione della Direttiva uccelli.
Secondo la deputata che ha presentato l’emendamento “l’impugnazione del calendario dinanzi al Tar rappresenta una strategia ostruzionistica per danneggiare il regolare svolgimento dell’attività venatoria” e questo sarebbe “un primo passo in avanti per dare risposte a professionisti della natura che lavorano con determinazione per garantire la manutenzione del nostro patrimonio faunistico”.
Le associazioni accusano invece il governo di piegarsi alle richieste delle lobby venatorie: “Con questa norma si facilita l’uccisione degli animali per diletto e si ostacolano i giudici, i cittadini e le associazioni nel difendere la fauna selvatica e l’ambiente”. La modifica comprometterebbe anche la possibilità di sospendere la caccia in caso di provvedimenti illegittimi, con potenziali danni irreparabili per la fauna.
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