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L’impegno delle Università toscane per l’ambiente, autunno ricco di progetti

Immagine da Scuola Superiore Sant’Anna
Immagine da Scuola Superiore Sant’Anna

A Pisa si studiano le microplastiche sotterranee e le coltivazioni in ambiente protetto mentre in un quartiere di Firenze si fa ricerca sulla mitigazione climatica.

 

Redazione
21 ottobre 2024

I ricercatori dei vari Atenei della Toscana continuano a essere impegnati su diversi fronti per dare risposte ai crescenti problemi ambientali. Lo studio delle microplastiche nelle acque sotterranee è un argomento relativamente nuovo ed è stato affrontato dall’Università di Pisa che si è impegnata, per evitare possibili contaminazioni, a definire un protocollo di campionamento e trattamento assolutamente plastic free. “Arrivati sul campo ci siamo trovati di fronte a pozzi e piezometri con rivestimenti e tubazioni in PVC e quindi ci siamo chiesti se e quanto questi elementi plastici potessero compromettere la qualità dell’acqua e i risultati complessivi”  ha detto il coordinatore Stefano Viaroli.

Dai risultati preliminari è emerso che se il PVC supera il 6% della concentrazione totale di microplastiche nei campioni di acqua, è probabile che i rivestimenti e i tubi in PVC siano una fonte locale di inquinamento, inficiando i risultati analitici. “I pozzi, essendo un accesso per raggiungere direttamente le falde, possono essere un canale preferenziale di contaminazione, sia di microplastiche che di qualsiasi altro contaminante proveniente dalla superficie – conclude Viaroli – ma per questo motivo è importante che siano correttamente protetti con particolare cautela nel caso di campionamento, per ottenere un dato più significativo sul reale stato dell’intera falda acquifera e non solo del singolo punto”.

L’Istituto di Produzioni Vegetali della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa arricchisce invece la dotazione delle proprie strutture di ricerca con l’allestimento di un container high cube isotermico, una camera climatica personalizzata per la sperimentazione di coltivazioni di diverse varietà vegetali, che apre la possibilità di utilizzare tecniche innovative nell’ambito della vertical farming, per approfondire lo studio della risposta delle specie ortofloricole a variazioni di condizioni ambientali e colturali. La struttura è stata attrezzata con ogni strumento necessario all’accrescimento delle piante in condizioni controllate.

Immagine da Sant'Anna di Pisa
Immagine da Scuola Superiore Sant’Anna

 

All’interno del container sono state collocate scaffalature, di misura diversa da quelle normalmente utilizzate nel commercio di ortaggi, idonee all’accrescimento di specie diverse e sensori per la valutazione della qualità della luce, una telecamera interna e il software per la gestione delle regolazioni anche da remoto tramite smartphone e tablet. Nella camera climatica i ricercatori, nell’ambito del progetto AGRITECH, sperimenteranno  la crescita di semenzali di specie ortive in un sistema idroponico, ovvero fuori dal suolo, con rilevamento dei parametri necessari a selezionare i diversi genotipi in funzione della loro risposta alla somministrazione di acqua a diverso grado di salinità.

Con il progetto LIFE-ESCAPOS 2023-2027, finanziato dalla Commissione europea con oltre 2 milioni e mezzo di euro, al via nel Quartiere 5 di Firenze Nova un progetto di mitigazione climatica e forestazione urbana sotto la responsabilità scientifica dell’Università di Firenze. Il progetto studia l’adattamento e la mitigazione climatica, comprese isole di calore e sacche termiche. ESCAPOS poggia su un monitoraggio ambientale continuo prima e dopo gli interventi sull’area (temperatura, umidità, qualità dell’aria, velocità e direzione del vento, radiazione solare e illuminamento, inquinanti/contaminanti) tramite stazioni fisse e sistemi indossabili, insieme a un monitoraggio su basi volontarie che coinvolge gruppi specifici della popolazione per sviluppare un approccio equo, inclusivo e consapevole alle questioni legate ai cambiamenti climatici.

A Siena invece, nei pomeriggi del 9, 10 e 11 ottobre, è stato esposto per la prima volta al pubblico il fossile di un delfino di circa 4 metri di lunghezza vissuto 3 milioni di anni fa ritrovato nei pressi di Casole d’Elsa. Alcuni esperti hanno illustrato il reperto e le collezioni a corredo, oltre l’aspetto cronologico e il contesto ambientale in cui viveva  il delfino Casolino, così ribattezzato, un antenato pliocenico degli attuali tursiopi.

Immagine da Università di Firenze
Immagine da Università di Firenze

 

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