Risultati sorprendenti dal monitoraggio dei volontari di Apuane Libere in Alta Versilia. L’associazione: “I siti sono rinaturalizzati, non vanno riaperti”.
Redazione
5 ottobre 2024
SERAVEZZA (Lu) – Quando la natura si riappropria di spazi dapprima super sfruttati e poi abbandonati gli effetti possono essere sorprendenti. È quanto sta accadendo nelle Apuane ad alcune cave dismesse che si sono trasformate in veri e propri scrigni di biodiversità.
Dopo cava Valsora nel comune di Massa e cava Crespina II nel comune di Fivizzano – entrambe in provincia di Massa e Carrara – stavolta sono l’Alta Versilia e la provincia di Lucca a festeggiare la presenza certificata di un nuovo habitat protetto con una moltitudine di specie animali e vegetali rare ed endemiche.
Le acque di un meraviglioso colore fluorescente hanno spinto la scorsa primavera alcuni volontari di Apuane Libere a prendere canoa e remi per lanciarsi all’esplorazione di alcuni laghetti formatisi nei siti estrattivi dismessi del bacino delle Gobbie, nel territorio di Seravezza. Cave abbandonate da oltre trent’anni. I risultati non si sono fatti attendere.
Il monitoraggio ambientale coordinato dall’erpetologo Gabriele Martinucci – oltre a certificare la completa rinaturalizzazione di tutte le cave – ha visto un’importante presenza riproduttiva e stabile di numerose specie animali protette e botaniche di enorme pregio come giunchi, salici, equiseti, orchidee selvatiche, rondini montane, allocchi, trote Fario lacustri, rospi Bufo Bufo; ma soprattutto, a cava Piastraio, è stata notata per la prima volta in Toscana la presenza di un esemplare di Tritone Alpestre Neotenico Leucistico.
Per finire in bellezza è stato censito addirittura un habitat di interesse comunitario, classificato secondo la Direttiva Habitat con il nome di “Acque oligomesotrofiche calcaree con vegetazione bentica di Chara.”: una bellissima alga formatasi spontaneamente dalla chiusura delle cave.
La corposa relazione tecnico-scientifica che ne è risultata è stata inviata via PEC agli enti competenti in materia di tutela ambientale toscana e per conoscenza anche al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e a ISPRA.
“Grazie a un impegnativo lavoro sul campo – spiega Gianluca Briccolani presidente di Apuane Libere – che ha visto i nostri volontari alternarsi giorno e notte nelle varie location per ben quattro mesi, la nostra associazione ha potuto inviare una relazione scientifica di ben 87 pagine. Oltre a offrire un servizio alla comunità scientifica vogliamo che questo lavoro serva a mettere con le spalle al muro gli organi competenti in materia ambientale e le amministrazioni che governano il territorio, i quali non potranno più dire che i siti in questione non si siano rinaturalizzati e quindi che l’estrazione del marmo possa riprendere”.
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