Inquinamento

5G, quali sono i possibili effetti dei campi elettromagnetici sulla salute?

Patrizia Gentilini e Livio Giuliani.
Patrizia Gentilini e Livio Giuliani.

La Regione Toscana ha ordinato uno studio per indagare le possibili correlazioni. Gli esperti Patrizia Gentilini e Livio Giuliani commentano l’iniziativa.

 

Redazione
3 ottobre 2024

Nel novembre 2023 è stato approvato dalla IX Commissione del Senato l’emendamento al Ddl Concorrenza che consente l’innalzamento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici. In Italia il limite di emissione per i campi elettromagnetici era fermo a 6 V/m, il più basso tra quelli dell’Ue. Il nostro Paese ha così cancellato una delle normative più cautelative in tema di campi elettromagnetici.

E’ dei giorni scorsi la notizia che la Regione Toscana ha ordinato uno studio in collaborazione con ARPAT, l’agenzia regionale di protezione ambientale, e ARS, l’Agenzia Regionale di Sanità, sulle possibili correlazioni tra 5G (5th Generation), la quinta generazione della telefonia mobile, e alcune patologie quali tumori, leucemie e aborti.

L’Associazione Atto Primo e la Rete Italiana 6 V/m, che da anni sostengono la pericolosità per la salute dei campi elettromagnetici (CEM) e dei dispositivi elettronici, hanno chiesto un parere a Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo che ha lavorato per oltre 30 anni nel reparto Oncologia di Forlì: “Gli effetti biologici dei campi elettromagnetici sono variabili in base alle diverse frequenze e presenti a livelli inferiori a quelli che inducono l’effetto termico, l’unico riconosciuto per stabilire i limiti di esposizione. In estrema sintesi si realizza essenzialmente un danno ossidativo in grado di indurre processi infiammatori cronici – e di conseguenza degenerativi – in vari distretti dell’organismo”.

Per la Gentilini il 5G può alterare anche la permeabilità delle membrane cellulari, la configurazione spaziale delle molecole prodotte (misfolding protein) dall’attività cellulare e l’attività ormonale, in particolare per quanto riguarda tiroide, ormoni sessuali e sintesi di melatonina. Sono possibili anche modificazioni epigenetichealterazione dei meccanismi di riparo del Dna con conseguente genotossicità, inibizione della morte cellulare programmata (apoptosi) e aumentato rischio cancerogeno: “Da numerosi e validi studi indipendenti, sia sperimentali che epidemiologici, sono emersi molteplici danni livello del sistema nervoso, cardiocircolatorio, immunitario, endocrino, riproduttivo e muscolo-scheletrico. L’azione cancerogena, classificata dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) 2B (cancerogeno possibile), sia per i campi a bassa che ad alta frequenza e da rivalutarsi nel 2029, non può certo ritenersi assente sulla base dell’ultimo recente studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) falsamente rassicurante e viziato da conflitti di interesse di buona parte degli autori. Ci sono inquietanti effetti negativi anche per le altre forme viventi: animali, piante e insetti, specie impollinatori”. 

Aggiunge Livio Giuliani, già dirigente di ricerca ISPESL/INAIL e portavoce della Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica (ICEMS): “A proposito di complottismo, evocato da alcuni giornali per screditare chiunque si spenda per il contenimento dell’inquinamento elettromagnetico causato dalla telefonia wireless, bisognerà pur constatare allora di tacciare di complottismo pure le Corti d’Appello di Brescia, Torino, Firenze e la Corte di Cassazione che, quest’ultima con sentenza 17438/2012, hanno sentenziato per la induzione elettromagnetica dei tumori “altamente probabile. Purtroppo rimettendo il ristoro del danno al contribuente, trattandosi di pronunce in cause di lavoro, che hanno comportato una spesa per l’INAIL, non per chi ha causato l’inquinamento, origine “altamente probabile” di quei tumori”.

Gentilini e Giuliani concludono ricordando che nel 2011 l‘Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato le radiazioni della telefonia cellulare “possibile cancerogeno” avvertendo (IARC Monograph n. 102, Lion 2013) che una classificazione più severa sarebbe stata data se si fosse avuto il supporto di studi sperimentali, anche su migliaia di animali. Tali studi si sono avuti solo nel 2018, condotti dal US National Toxicology Program e dall’Istituto Ramazzini di Bologna, che hanno scoperto come le onde della telefonia mobile causino, nei ratti maschi adulti, vari tipi di tumore.

Tags






1 Commento

Clicca qui per lasciare un commento

  • Scrivere “Tali studi si sono avuti solo nel 2018, condotti dal US National Toxicology Program e dall’Istituto Ramazzini di Bologna, che hanno scoperto come le onde della telefonia mobile causino, nei ratti maschi adulti, vari tipi di tumore” è piuttosto avventato. Questi studi sono noti alla comunità scientifica, eppure le conclusioni di ogni review pubblicata su riviste importanti sono sempre le stesse, ovvero che ogni volta che ci sono abbastanza dati non si vedono relazioni causali tra esposizione ai campi elettromagnetici nei limiti di legge e tumori. I motivi per cui lo studio del Ramazzini non dimostra in realtà alcunché sono due. Il più importante è che, per come è stato disegnato l’esperimento, la probabilità di osservare una frequenza fuori statistica per un tumore a caso era molto alta, così alta che, per intenderci, sarebbe stato meno probabile non osservare niente.
    Questo rende importante anche il secondo motivo, ovvero che i risultati non sono stati riprodotti da nessun altro gruppo di ricerca.
    Al fine di non propagare potenzialmente un inutile allarmismo nella popolazione, credo che la frase che ho citato all’inizio del commento andrebbe migliorata un po’. Altrimenti sembra che sappiamo per certo che le onde della telefonia mobile causano tumori e che siamo tutti dei matti a non tenerne conto.