Il Coordinamento commenta due articoli de La Nazione e domanda chiarezza sugli investimenti e sui reali profitti dell’operazione Multiutility Toscana.
19 settembre 2024
Il Coordinamento No Multiutility, che rappresenta diverse associazioni e movimenti territoriali, prendendo spunto da due articoli pubblicati dal quotidiano La Nazione ribadisce la sua contrarietà a quello che ritiene un progetto di gestione dei servizi pubblici orientato al profitto, contrario alla tutela del bene comune e alla volontà dei cittadini. Di seguito il loro comunicato.
In merito agli articoli pubblicati da La Nazione del 13 e 15 settembre scorsi riguardanti dati sulle performance di Alia Multiutility ed Hera, a firma della giornalista Lisa Ciardi, è interessante portare alcune precisazioni con l’intento di aiutare nella comprensione della reale importanza di tali dati.
Riguardo Alia salta subito all’occhio, e viene perciò riportata come un valore, la capacità di realizzare investimenti in impianti per 400 milioni in soli 3 anni, a dimostrazione che non sussiste bisogno di ricorso alla quotazione per fare gli investimenti, le capacità ci sono già e possono essere aumentate con altre modalità. Nel caso, la discussione è sulla tipologia di impianti da realizzare per favorire differenziazione, recupero e riciclo a tutto vantaggio delle bollette e dei cicli biologici, cosa questa su cui c’è ancora molto lavoro da fare e che purtroppo non avviene, non per mancanza di risorse, ma per l’indirizzo aziendale che persegue chiaramente una logica eccessivamente industriale e quindi indirizzata al profitto.
A questo si lega l’altro dato riportato come valore riguardante la crescita dei dividendi, che nell’impresa privata rappresentano un valore, ma trattandosi di servizi in monopolio naturale non sono più un valore per i proprietari dell’azienda (i cittadini) ma bensì un costo aggiunto in bolletta, che impedisce alla società di abbassare le bollette e di fare ulteriori interventi sui territori a miglioramento dei servizi e che nel solo 2024 ammonterebbero a ben 30 milioni pagati dai cittadini con gli aumenti delle loro bollette e che così non andranno né a sostenere il servizio né a migliorarlo.
Importanti sono anche i numeri sulle assunzioni in quanto le molte società che sono state incorporate e acquisite da Alia hanno di fatto portato a un notevole aumento dell’organico di Alia, anche se concretamente si tratta di lavoratori e lavoratrici che al momento delle acquisizioni e conferimenti sono arrivate in Alia da un’azienda incorporata o acquisita e hanno continuato a fare lo stesso lavoro sullo stesso territorio. Da qui il passaggio diventa diretto all’articolo del 15 settembre in cui Fabio Bacchilega, membro del consiglio di amministrazione di Hera, risponde ad alcune domande riguardanti Hera sulle quali è nuovamente interessante portare alcune precisazioni.
Bacchilega afferma che “la presenza in Hera è considerata positivamente sia dagli amministratori che dai cittadini”, ma ultime notizie riportano che l’azienda ha appena ricevuto una multa da 5 milioni per aver attivato contratti non richiesti dagli utenti e poche settimane fa ha raggiunto un’accordo per chiudere una vertenza che aveva portato allo sciopero unitario di tutti i sindacati, in tutte le regioni dove opera la società, che denunciavano: “Noi vogliamo migliorare le condizioni di lavoro, forse il Gruppo Hera non riesce a comprenderlo. Noi vogliamo la qualità dei servizi al territorio, il Gruppo Hera vuole solo interloquire con l’alta finanza.”
Appare evidente la volontà del Gruppo Hera di continuare a snaturare il proprio indirizzo, originalmente assegnatogli dalle proprietà, di essere azienda di servizi essenziali per la comunità e trasformarsi in una mera stazione appaltante, con una esclusiva vocazione finanziaria limitata alla gestione dei contratti di servizio. Esiste quindi un’altra faccia della medaglia rispetto a quella che mostra Bacchilega e che conferma quello che, analizzandone i dati con le dovute precisazioni, già si rileva anche in Alia.
La logica industriale e finanziaria sta già condizionando pesantemente la capacità e l’autonomia decisionale e di governo dei singoli territori, i quali sono schiacciati in un sistema dove i due soli Comuni di Firenze e Prato hanno il potere di perseguire i propri interessi imponendo decisioni a tutti gli altri in forza del 55,28% di quote possedute anche se raccolgono soltanto il 36,11% della popolazione. Questo solo dato basta a chiarire quale sia il reale tema del confronto attualmente in atto tra le varie forze e correnti politiche che chiaramente rivelano un’impostazione della gestione ideologica, personalistica, antidemocratica e non rispettosa della Costituzione repubblicana.
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