A Edimburgo hanno testato con successo l’efficacia di alcuni batteri nel separare metalli rari dalle vecchie batterie. Tra i vantaggi, ridurre l’attività estrattiva.
di Sandro Angiolini
25 agosto 2024
Tra due mesi esatti comincerà a Cali, in Colombia, un’importante conferenza internazionale (COP 16) sulla tutela della Biodiversità che si tiene ogni due anni. Ce lo ha ricordato pochissimi giorni fa la ministra dell’Ambiente di quel Paese nell’ambito di un’intervista rilasciata alla stampa dove evidenzia la necessità di accoppiare alla riduzione di emissioni di anidride carbonica per frenare il cambiamento climatico un impegno maggiore per proteggere gli ambienti dove viviamo assieme ad animali e piante.
A parole sono bravi in tanti: sia a livello europeo che mondiale, infatti, esistono impegni formali per portare al 30% della superficie del pianeta l’estensione delle aree protette entro il 2030. Sì, perché ogni giorno che passa, a causa delle attività umane, perdiamo pezzi di natura e portiamo all’estinzione anche intere specie (vegetali e animali). Ma per invertire questa pericolosa rotta occorre soprattutto mettere in atto pratiche ordinarie di gestione più sostenibili e investire soldi, non solo classificare un territorio sotto un diverso nome. La legge europea sul “ripristino della natura”, recentemente approvata, va in questo senso ma non può certo bastare (soprattutto se alcuni governi la ostacolano).
Un esempio di cosa può aiutarci non poco a contrastare la perdita di biodiversità arriva, sempre questa settimana, dalla Scozia. Come intuite l’attività estrattiva è una delle più dannose per l’ambiente: non solo consuma fisicamente del territorio ma tende a rilasciare in giro sostanze non esattamente benefiche.
Diventa allora fondamentale attuare processi di “economia circolare”, cioè di recupero di sostanze importanti per essere riutilizzate in determinati processi produttivi. Avete presenti i metalli contenuti nei nostri smartphone o in altre apparecchiature elettroniche? All’università di Edimburgo (articolo a questo link) hanno testato per anni l’efficacia di alcuni gruppi di batteri nel separare minerali come manganese, nichel, cobalto e l’onnipresente litio: funziona. Il punto è selezionare i batteri giusti per ogni tipo di minerale e creargli le condizioni migliori per fare il loro “lavoro”.
È essenziale anche ricordarci che, proprio in base a norme europee, i nuovi prodotti che verranno venduti in futuro dovranno contenere percentuali maggiori di materie provenienti dal riciclo. Una pratica più che giusta, e in Italia non siamo indietro come ricerca e applicazioni. Ma il contesto normativo e soprattutto operativo (leggi impianti dedicati a queste attività) interno deve fare passi avanti…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
Vedi a questo link
Aggiungi un commento