Tutti gli anni il corso d’acqua muore per i troppi prelievi e ora incombe un nuovo pozzo. La battaglia di Montelupo: “Rivogliamo il nostro bellissimo fiume”.
di Gabriella Congedo
21 agosto 2024
MONTELUPO FIORENTINO (Fi) – È lecito uccidere un fiume per soddisfare le necessità dell’uomo, comprese quelle che tanto necessarie non sono come riempire piscine, lavare auto e annaffiare orti? Ovviamente no. Eppure è quello che sta accadendo da anni alla Pesa nell’indifferenza generale: in bassa valle, tra Cerbaia e Montelupo Fiorentino, il fiume (tecnicamente un torrente) va in secca per mesi e l’ecosistema fluviale ogni estate muore.
A Montelupo, dove la Pesa termina il suo percorso nel Chianti e confluisce in Arno, anche quest’anno l’acqua è sparita di colpo con l’arrivo del caldo, come se fosse stato tolto un tappo.
A ridurre il fiume in questo stato, ormai lo sanno tutti, sono gli eccessivi prelievi di acqua. E tuttavia il gestore dei servizi idrici Acque Spa ha presentato il progetto per un nuovo pozzo per uso idropotabile a Montelupo, il numero 10. Una scelta alla quale il Comune si sta opponendo con tutte le sue forze.
Bisogna dire che quest’anno l’agonia della Pesa e la battaglia contro il nuovo pozzo stanno ricevendo molta attenzione dai media. In questi ultimi giorni anche le associazioni ambientaliste toscane, da quelle dell’Empolese-Valdelsa a Legambiente, Wwf, Lipu e Italia Nostra, sono scese in campo per testimoniare solidarietà al Comune.
Ma se ne parlerà ancora quando ricomincerà a piovere e l’acqua sarà tornata? Oppure, passata l’emergenza e le morie di pesci, Montelupo si ritroverà da solo a combattere per salvare il suo fiume?
Volontari e salvataggi
Tra chi si rende conto davvero di cosa l’uomo stia facendo a questo bellissimo corso d’acqua ci sono i volontari che si ritrovano nei momenti critici per salvare i pesci agonizzanti. La mattina del 16 agosto erano una decina e mentre gli italiani si godevano le vacanze loro hanno trascorso ore nella melma puzzolente, termometro sui 40° e umidità alle stelle, per portare in salvo 12 secchi stracolmi di pesci spostandoli più a monte. Cavedani, barbi tiberini, ghiozzi di ruscello, cobiti destinati a morire per anossia. Questo pomeriggio è previsto un nuovo salvataggio, il nono della stagione, sempre alla Traversa dei Capitani.
Eppure fino a qualche decennio fa questo era un angolo di paradiso. “Era un’acqua limpidissima – ricorda un volontario – la gente in queste pozze ci faceva il bagno. La zona era poco antropizzata e il prelievo di acqua limitato”. Altri tempi, purtroppo.
Quando la falda si abbassa troppo il fiume scompare
Da tempo Montelupo con gli altri Comuni attraversati dalla Pesa chiede con insistenza alla Regione e ai gestori del sistema idrico integrato di ridurre i prelievi. Si parla di 5 milioni e mezzo di metri cubi di acqua prelevati dal torrente ogni anno per le sole necessità degli acquedotti. A queste, si legge in una nota dell’ente, “devono aggiungersi i pozzi agricoli, quelli produttivi, quelli domestici, oltre ai prelievi illegittimi. In bassa val di Pesa la risorsa sotterranea è in diretta comunicazione con l’acqua superficiale e quando la falda si abbassa troppo il fiume secca totalmente”.
A farne le spese non sono solo i pesci ma gli uccelli e gli animali selvatici che nel fiume vanno a cercare refrigerio. Un intero ecosistema in ginocchio.
“Rivogliamo il nostro bellissimo fiume!”
Ecco perché la proposta del nuovo pozzo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Rivogliamo il nostro bellissimo fiume!” è il motto che rimbalza tra la gente e sui social. E se l’azienda ha assicurato che non cambierà niente e i prelievi rimarranno invariati – ma qui non ci credono più di tanto – nondimeno questo vuol dire continuare a veder morire ogni anno, ogni estate il fiume.
Su questa storia l’assessore alle Politiche ambientali e di mitigazione e adattamento climatico Lorenzo Nesi ci sta perdendo il sonno: “Di acqua non ce n’è più e noi continuiamo a suonare quel motivetto tranquillizzante, come l’orchestrina del Titanic col pezzo di iceberg che ha già squarciato la chiglia del piroscafo. Il pozzo 10 vuol dire continuare a nascondere la testa sotto la sabbia e perseverare nel danno ambientale, paesaggistico e sul microclima estivo dei centri abitati affacciati sul torrente, come se di acqua ce ne fosse ancora. Facendo finta di niente”.
Adesso però la pazienza è finita: “Montelupo rivuole il suo torrente e perseguirà con fermezza questo scopo. E se gli impegni presi continueranno a essere ignorati cercherà di cambiare le norme sbagliate e obsolete che ostacolano il ripristino della naturalità del torrente, o andando a disturbare un giudice”.
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