Rifiuti e riciclo

Frutta e verdura a scuola ma nella plastica. Se le buone intenzioni diventano un boomerang per l’ambiente

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Il ministero ignora la richiesta di Marevivo e Zero Waste di abolire gli imballaggi di plastica monouso nel programma “Frutta e verdura nelle scuole”.

 

di Gabriella Congedo
16 aprile 2024

frutta-imballaggi (1)A volte le idee nate con le migliori intenzioni possono generare effetti perversi. Prendiamo il programma “Frutta e verdura nelle scuole”, varato alcuni anni fa dal ministero dell’Agricoltura e riconfermato dall’attuale governo. Circa un milione di bambini delle elementari ricevono durante l’anno scolastico – con cadenza periodica – monoporzioni di frutta e verdura confezionate in buste e vaschette di plastica.

L’obiettivo, si legge sul sito del progetto, “è quello di incoraggiare i bambini al consumo di frutta e verdura e sostenerli nella conquista di abitudini alimentari sane, diffondendo messaggi educativi sulla generazione di sprechi alimentari e sulla loro prevenzione”. L’intenzione è lodevole ma il messaggio contraddittorio: da un lato si cerca di stimolare abitudini alimentari più sane, dall’altro si continua a diffondere plastica nell’ambiente

A questo proposito circa un anno fa Marevivo e Zero Waste Italy, promotori della campagna #BastaVaschette, hanno scritto al ministro Lollobrigida chiedendo di abolire l’uso degli imballaggi di plastica monouso almeno per quel che riguarda il progetto nelle scuole. Si sono anche offerti di collaborare alla ricerca di soluzioni alternative. Ma la richiesta è caduta nel vuoto.
Anche il decreto di quest’anno, fa sapere Marevivo, impone le confezioni monouso per il confezionamento e guanti di plastica per la somministrazione di frutta e verdura: “La Fondazione Marevivo esprime profonda preoccupazione per il decreto del 7 febbraio 2024 emanato dal ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste per il Programma “Frutta e verdura nelle scuole” per l’anno scolastico 2023/2024, di cui apprende solo adesso, nonostante la rassicurazione ricevuta più volte dal Ministero che i suggerimenti di Marevivo sarebbero stati recepiti nel decreto.

Per rendersi conto che bisogna invertire la rotta basterebbe considerare i numeri, impressionanti: ogni anno solo in Italia vengono utilizzati 1,2 miliardi di vaschette di plastica, molto spesso non riciclabili. E si stima che nei prossimi anni aumenteranno del 35%. C’era proprio bisogno che la scuola ci mettesse il carico da undici?

A chi mette avanti le solite motivazioni igieniche risponde il professor Antonio Ragusa, primo scienziato al mondo ad aver trovato tracce di microplastiche nella placenta delle donne e nel latte materno: “Non esiste alcuna ragione scientifica valida per giustificare l’adozione di queste pratiche dannose. Al contrario, numerosi studi hanno dimostrato che conservare gli alimenti nella plastica può comportare il rilascio di nano e micro particelle dannose negli alimenti stessi, con conseguenze negative sulla salute umana.»

La scelta di continuare a utilizzare confezioni di plastica monouso all’interno del programma Frutta e verdura nelle scuole” rappresenta un grave ostacolo alla promozione di uno stile di vita sostenibile e un segnale contraddittorio per i bambini” aggiunge Marevivo, che invita il Ministero a riconsiderare la sua decisione.

Non dimentichiamo poi che il tasso di riciclo della plastica, anche quando differenziata correttamente, non supera il 50%, il resto finisce in inceneritori e discariche. Magari è proprio dalla scuola che dovrebbe partire il buon esempio.