Il Mediterraneo si riscalda 3 volte più velocemente degli oceani. I ricercatori: “Presto sarà superato il margine di sicurezza termica di molte specie”.
Redazione
11 marzo 2024
PISA – Le aree marine protette sono in grado di mitigare gli effetti delle ondate di calore sui pesci. La notizia arriva da uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications coordinato dall’Università di Pisa.
Gli improvvisi innalzamenti della temperatura dell’acqua di 4 o 5 gradi, sempre più frequenti a tutte le latitudini a causa del cambiamento climatico, rischiano di far collassare interi ecosistemi e di provocare l’estinzione di molte specie di pesci. C’è qualcosa però in grado di mitigare questo fenomeno.
“E’ noto che le aree marine protette, se ben gestite, hanno effetti positivi sulla fauna marina eliminando o riducendo gli effetti diretti della pesca. – spiega Lisandro Benedetti-Cecchi del dipartimento di Biologia dell’Ateneo, primo autore dell’articolo – Per la prima volta grazie a questo studio abbiamo dimostrato che sono anche in grado di mitigare l’impatto delle ondate di calore”.
La ricerca ha riguardato 2.269 specie di pesci costieri che vivono in 357 siti interni alle aree marine protette e 747 siti esterni. I dati provengono da oltre 70.000 osservazioni ottenute su intervalli temporali che vanno da un minimo di 5 a un massimo di 28 anni. Le aree marine protette studiate sono sparse in tutto il globo, nel Mediterraneo soprattutto in prossimità delle coste spagnole, poi in Australia, California e Indopacifico.
Purtroppo, sottolinea il professore, i fenomeni che producono le ondate di calore sono destinati ad acutizzarsi nei prossimi decenni e le prospettive sono drammatiche soprattutto per il mare nostrum: “Gli attuali tassi di riscaldamento supereranno presto il margine di sicurezza termica di molte specie. L’allarme è ancora maggiore per il Mar Mediterraneo, che si sta riscaldando a un ritmo allarmante di tre volte quello dell’oceano globale”.
Secondo le conclusioni dello studio a subire le conseguenze delle ondate di calore è la stabilità dell’intero ecosistema, con i pesci erbivori che tendono ad aumentare e i carnivori, come squali, barracuda, cernie o dentici, che invece sono più minacciati. Il risultato può essere il collasso dell’intero sistema sino all’estinzione locale di alcune specie. Questi effetti sono però molto mitigati dalle aree marine protette. Qui le popolazioni di pesci sono più abbondanti e strutturate rispetto alle aree non protette e rimangono stabili anche in presenza di eventi climatici estremi.
“Il nostro lavoro – conclude Benedetti Cecchi – vuole sottolineare l’importanza delle aree marine protette per la salvaguardia della fauna marina dando supporto alle politiche di conservazione articolate nelle varie direttive internazionali come la Convention for Biological Diversity, secondo la quale entro il 2030 almeno il 10% della superficie degli oceani dovrebbe essere sottoposta a protezione”.
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