Lo rende noto l’Agenzia Europea per l’Ambiente. Per fortuna il costo è diminuito di un terzo nell’ultimo decennio ma c’è ancora molta strada da fare.
di Sandro Angiolini
28 gennaio 2024
Da quando è iniziato, nella prima metà dell’Ottocento, lo sviluppo industriale è stato (a ragione) associato al problema dell’inquinamento dell’aria e delle acque. I tempi sono cambiati ma un comunicato dell’Agenzia Europea per l’Ambiente uscito questa settimana indica che c’è ancora della strada da fare soprattutto nei confronti di un chiaro colpevole: le centrali a carbone.
Cosa dice il comunicato: che nel corso del decennio 2012/2021 il costo derivante dall’inquinamento causato dalle principali industrie europee è diminuito di circa un terzo (ottima notizia), ma questo costo rappresenta tuttora il 2% del PIL – Prodotto Interno Lordo continentale (per fare dei confronti, nel 2024 si prevede che il PIL Italiano cresca dello 0,7%).
L’elemento tuttavia secondo me più interessante è che circa metà dell’inquinamento complessivo è causato da centrali per la produzione di energia alimentate a carbone, maggiormente diffuse in Germania (che però ha recentemente abbandonato il nucleare) e nei Paesi dell’Est (soprattutto Polonia). È chiaro che un Paese che dispone di abbondanti riserve di questo minerale è riluttante a farne a meno. Ma è altrettanto vero che l’Unione Europea, attraverso varie direttive, ha posto dei limiti progressivamente più stringenti per il suo uso, di fatto promuovendo il passaggio ad altre forme di energia più sostenibili.
Qualcuno si ricorda che la scorsa estate un paio di rappresentanti dell’attuale Governo italiano voleva riaprire alcune miniere in Sardegna? Per non parlare delle trivellazioni nel mare Adriatico. Credo che come cittadini e associazioni dovremmo insistere maggiormente, ovunque sia possibile, sull’abbandono delle fonti di energia fossile, senza se e senza ma.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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