Collari GPS e segnali acustici per guidare greggi e mandrie da remoto. Il progetto di Chiara Aquilani dell’Università di Firenze finanziato con un milione di euro.
Redazione
24 gennaio 2024
FIRENZE – Controllare da remoto gli animali al pascolo sapendo in tempo reale se stanno bene, se hanno sconfinato dalla loro zona, se hanno abbastanza da mangiare o magari sono agitati o impauriti. È il progetto per guidare gli allevatori italiani verso il futuro che arriva dall’Università di Firenze. Si chiama Livebiotrack e porta la firma di Chiara Aquilani, ricercatrice in Zootecnia speciale, che si è aggiudicata un finanziamento di oltre un milione di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
Il progetto, di durata quinquennale, ha l’obiettivo di sviluppare soluzioni tecnologiche da applicare nell’allevamento estensivo. “Vogliamo realizzare una piattaforma integrata che utilizzi nuovi dispositivi che consentano il monitoraggio da remoto degli animali al pascolo attraverso strumenti di agricoltura di precisione e telerilevamento, come le immagini satellitari e da drone – spiega Chiara Aquilani –. Inoltre, ed è la novità rispetto ai progetti precedenti, i dispositivi saranno anche in grado di stimare la biomassa del pascolo e indicare agli allevatori quantità e qualità della risorsa alimentare ancora a disposizione”.
Gli animali saranno dotati di collari GPS con un sistema di notifica che avviserà l’allevatore in caso di sconfinamento dalle aree di pascolo mentre apposite marche auricolari daranno informazioni sul loro stato di salute.
Il tutto con grande attenzione per la sostenibilità, utilizzando materiali di green electronics, biodegradabili e meno impattanti da smaltire. Greggi e mandrie verranno spostati dall’allevatore con l’aiuto di smartphone e Pc e testando l’impiego di segnali acustici per richiamare gli animali verso un punto di raccolta.
La geolocalizzazione degli animali sarà utile anche per prevenire situazioni di pericolo. “La nostra piattaforma integrata sarà capace di geolocalizzare bovini, ovini e caprini – aggiunge la ricercatrice – consentendo agli allevatori di conoscere la posizione dei propri animali sul territorio e il loro comportamento. L’allevatore può così accorgersi di uno stato di salute compromesso ed essere avvisato in caso di comportamenti anomali che potrebbero indicare un imminente evento di predazione”.
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