Un numero esorbitante di ricerche scientifiche ne ha dimostrato la straordinaria capacità di depurare l’aria da sostanze tossiche per l’organismo.
di Valentino Valentini, presidente del CO.RI.TA. (Comitato Rimboschimento Taranto)
Direttore del Museo Laboratorio della Fauna Minore del Parco Nazionale del Pollino
20 gennaio 2024
Con la nostra “Befana Verde”, giunta alla sua 12ma edizione, anche quest’anno il CO.RI.TA. (Comitato per il Rimboschimento di Taranto) ha portato in dono alberi e piante fiorifere alla sua Città.
Un numero esorbitante di ricerche scientifiche ha dimostrato l’efficacia quasi miracolosa delle piante nel depurare l’aria, cittadina e non, da sostanze tossiche per l’organismo. Formaldeide, xilene e benzene, cominciando dagli ambienti domestici, negli uffici, nelle scuole e nei locali pubblici sono sempre presenti a causa dell’evaporazione dei solventi contenuti in pitture, vernici, adesivi, detergenti, stampanti laser e fotocopiatrici (vernici e colle dei mobili di truciolato, detersivi, fumo da sigaretta, inchiostro stampanti, materiali edili avvelenano l’aria che respiriamo). E il problema si fa ancor più grave se consideriamo il grado d’isolamento (doppi e tripli vetri, materiali coibenti) che caratterizza le abitazioni moderne.
Ma la buona notizia è che le piante sono perfettamente in grado di catturare più dell’80% dell’inquinamento presente in case e uffici, immagazzinando i tossici nelle loro pareti cellulari e rilasciando, al contempo, umidità e ossigeno: se non è miracoloso tutto questo poco ci manca! Felce di Boston, Edera, Clorofito, Spatifillo, Pothos, Aloe, Dieffenbachia, Croton, Dracena, Anturio, Stella di Natale, Ficus benjamina sono tra le più attive, mentre Sansevieria e Kalanchoe combattono persino l’effetto delle radiazioni elettromagnetiche: fondamentale per la salute tenerle in casa. Negli spazi aperti come strade cittadine, piazze e giardini alberi e arbusti contribuiscono a ridurre gli effetti dello smog assimilando monossido di carbonio, anidride solforosa, biossido d’azoto e polveri sottili e regalando ossigeno, ombreggiatura e raffrescamento, mitigando eventi metereologici estremi e attenuando anche il rumore del traffico.
Una puntuale ricerca svoltasi recentemente in Georgia (USA) ha dimostrato la capacità di un viale alberato di abbattere più del 60% dello smog prodotto dalle auto che lo percorrevano. Per non parlare poi delle piante fiorifere, Labiate, Buddleje, Vitex agnus castus, Lantane e molte altre, da mettere a dimora dovunque perché contribuiscono a creare bellezza e diffondere biodiversità, iniziando dalla microfauna: il che, considerando i tempi che corrono, dovrebbe diventare obbligatorio per amministratori che si definiscano coscienti e responsabili.
Per quel che precede non possiamo che lamentare che le amministrazioni locali affidano talvolta la manutenzione del verde a soggetti che non hanno competenze o requisiti adatti per gestire adeguatamente alberi e arbusti nelle nostre città, oltretutto molto spesso oggetto di tagli indiscriminati. L’occasione m’è ghiotta per ricordare che con sentenza n° 9178/2022 nientemeno che il Consiglio di Stato ha accolto l’appello promosso da alcuni cittadini contro l’abbattimento di un albero monumentale disposto da un Comune per presunte ragioni legate alla tutela della pubblica incolumità: il massimo organo di giustizia amministrativa ha evidenziato che nel caso di specie mancavano i presupposti di necessità e urgenza per l’abbattimento di un bene che fornisce preziosi servizi ecosistemici.
Un principio ribadito anche dal TAR Abruzzo, che con sentenza n° 105/2022 ha accolto un ricorso presentato da Regione, WWF e altre associazioni contro l’abbattimento di ben 560 alberi per motivi legati alla sicurezza stradale. Tali sentenze che, come sapete, diventano “fonti del diritto”, e quindi leggi dello Stato, evidenziano che questi provvedimenti delle pubbliche amministrazioni devono tener conto del “principio di proporzionalità”, fondamento che non tollera presunzioni di pericolosità di un bene, come il patrimonio arboreo da tutelare e preservare, a meno che non sia fondamentalmente provato che tale bene è incompatibile con altri beni di rango pari o superiore (come ad esempio la sicurezza dei cittadini o quella stradale). In parole povere: non si abbattono alberi sani se non si ha la certezza scientifica e concreta dell’esistenza di un rischio per la pubblica incolumità e questo principio, viva Dio, oggi è anche legge dello Stato.
Per parte nostra, quasi con senso religioso, ci teniamo a ricordare un antico e saggio proverbio indio: che gli alberi, dotati di virtù così miracolose per l’ambiente, tra tutti i viventi nel loro insieme formano “le colonne del mondo” e se li eliminiamo con bieco cinismo “il cielo cadrà sopra di noi”.
Attenti che sta già accadendo.
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