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Pericolo alluvioni, Legambiente: “Restituiamo spazio ai fiumi toscani”

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Dopo l’ultimo Rapporto Città Clima interviene il presidente Fausto Ferruzza: “Necessario rinaturalizzare le aree alluvionali azzerando il consumo di suolo”.

 

Redazione
28 novembre 2023

I problemi idrogeologici del territorio toscano sono prevalentemente riconducibili al consumo di suolo con 141 mila ettari di aree ricoperte da cemento, strade, capannoni, di cui 400 nuovi ettari dal 2019, che da un lato contribuiscono all’aumento delle temperature soprattutto nelle aree urbane e dall’altro espongono la popolazione al rischio alluvioni. Secondo l’ultimo rapporto Ispra 930 mila cittadini vivono in aree a rischio idraulico elevato e a rischio frane che invece riguarda complessivamente da vicino 1,5 milioni di persone.

In Toscana poi il 40% della superficie agricola abbandonata tra il 2010 e il 2020 si trova nelle zone montane dove viene a mancare la manutenzione idraulico-agraria, cura e controllo da parte degli agricoltori contribuendo al verificarsi di frane e alluvioni. Anche le pratiche agricole intensive degradano e impoveriscono il suolo aumentando la suscettibilità alle inondazioni.

Secondo l’ultimo Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni realizzato da Legambiente, con il contributo del Gruppo Unipol, tra le regioni più colpite per allagamenti da piogge intense c’è anche la Toscana (48 eventi negli ultimi 14 anni). Da inizio anno a fine ottobre invece ci sono stati 28 eventi estremi in Toscana (+27% rispetto ai primi 10 mesi del 2022), rilevazioni fatte prima dell’arrivo della tempesta Ciàran nella nostra regione.

“Una vera riduzione del rischio idrogeologico – spiega Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e componente della segreteria nazionale del Cigno Verde – si potrà ottenere solo restituendo spazio ai fiumi agendo su delocalizzazioni, de-sigillatura di suoli impermeabilizzati, rinaturalizzazione delle aree alluvionali, azzerando il consumo di suolo e non concedendo nuove edificazioni nelle aree prossime ai corsi d’acqua“.

Per Ferruzza solo in seconda battuta è necessario intervenire “con opere di difesa passiva e di sfogo controllato, come aree o vasche di laminazione, da realizzare laddove strettamente necessario e inserendole sempre in un quadro di pianificazione e programmazione chiaro e trasparente”.  Nel report Legambiente fa anche il punto su quelle che sono state le opere ben realizzate in Toscana: dalla messa in sicurezza dell’Arno nel 2008 alla cassa di espansione di Roffia a San Miniato nel 2015, del Senio del 2021, più le otto opere necessarie nel pistoiese nel 2023.

Non mancano le buone pratiche a cui guardare come modello, ad esempio il lago di Massaciuccoli dove tramite il progetto PHUSICOS del programma europeo Horizon 2020 sono previsti un impianto di fitodepurazione, fasce tampone su larga scala combinate con tecniche agricole di conservazione, la gestione naturale dei canali e un bacino di ritenzione idrica.

Un contributo decisivo in situazioni di piogge record, e conseguenti esondazioni fluviali, può venire dalla realizzazione di casse e bacini di espansione. Tra gli esempi di interventi per mitigare il rischio di alluvione vi è quello attuato nel Parco del Mensola, a nord est di Firenze. Uno spazio verde caratterizzato dalla presenza del torrente Mensola e che grazie a un sistema di casse di espansione, esteso per oltre 18 ettari, è stato adattato ai crescenti rischi di alluvione, tutelando anche gli aspetti naturalistici.

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