La politica deve fare subito delle scelte contro il cambiamento climatico in atto anche se gli effetti seri di certi interventi si vedranno tra 25-30 anni.
di Sandro Angiolini
5 novembre 2023
A tutti capita di rimandare delle scelte. Magari si tratta di decisioni che in realtà avremmo già preso ma si coltivano delle paure esagerate sul prenderle. Ciò che spesso tendiamo a sottovalutare sono i costi (materiali e psicologici) che questo rimandare comporta.
Lo stesso discorso si potrebbe applicare al comportamento della maggior parte degli Stati rispetto alle scelte da fare per contrastare il cambiamento climatico in atto, che questa settimana ha purtroppo comportato la morte di varie persone in Toscana.
Lo ha confermato pochi giorni fa anche il principale esperto di materie ambientali del WHO (l’Organizzazione Mondiale per la Sanità), Maria Neira, parlando in vista della prossima riunione internazionale annuale sul clima (la COP 28) che si terrà a Dubai a partire dal 30 novembre.
Ciò che la dottoressa Neira ha detto è in sostanza: “Attenzione, se si rimandano ancora gli interventi più decisi per contrastare il cambiamento climatico aspettatevi di vedere l’aspettativa di vita media delle persone scendere”. Questo a causa sia della maggiore frequenza di una serie di malattie (e della propagazione di nuove che attualmente sono poco diffuse) che delle morti legate appunto a eventi sempre meno “straordinari”. Rivolgendosi in particolare ai politici ha aggiunto che nessuno potrà più affermare “Non me l’avevano detto”. Quindi la politica deve essere considerata pienamente responsabile di certe scelte. Compresa, tra le altre, quella di continuare a sussidiare, in molti Paesi, l’uso di combustibili fossili responsabili, globalmente, di circa 7 milioni di morti/anno a causa dell’inquinamento atmosferico che provocano.
Credo che la maggiore resistenza in gioco in questo caso sia la consapevolezza che, anche attuando una serie di interventi contro il cambiamento climatico, gli effetti seri li si vedrebbero tra 20-25 anni perché ormai abbiamo innescato una macchina che ha dei tempi di “raffreddamento” molto lunghi. Ma può bastare come scusa per non agire? Chi lo spiega alle giovani generazioni?
Per venire all’Italia: mi spiegate che senso abbia spendere 15/18 miliardi di euro (se va bene…) per realizzare il ponte sullo stretto di Messina quando con la stessa somma si potrebbe mettere in sicurezza una grandissima parte del nostro territorio rispetto all’annoso e crescente rischio idro-geologico? No comment.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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