Il nido tardivo è stato protetto con una ‘cupola serra’ per ripararlo da freddo e pioggia. È la prima volta che questo metodo viene applicato in Toscana.
di Iacopo Ricci
17 ottobre 2023
SAN VINCENZO (Li) – Nottata eccezionale sulla spiaggia di Rimigliano (San Vincenzo). A partire dalle 20 di ieri sono uscite dal nido di Caretta caretta segnalato a Ferragosto più di 70 tartarughine che, pian piano, hanno raggiunto il mare sotto lo sguardo dei volontari di tartAmare e WWF e del personale del Comune di San Vincenzo che, per settimane, hanno monitorato la situazione.
La schiusa delle uova è andata avanti per tutta la notte e l’ultima tartarughina nata finora ha raggiunto il mare intorno alle 8 di oggi martedì 17 ottobre. La schiusa era prevista intorno al 24 ma le baby tartarughe hanno deciso di anticipare l’uscita di qualche giorno.
La straordinarietà dell’evento sta nel fatto che i nidi tardivi come questo di Rimigliano, andando a schiudere in periodo autunnale, incontrano molte difficoltà e raramente vanno a buon fine. Per proteggere il nido all’inizio di questa settimana gli operatori di tartAmare e il personale del Comune di San Vincenzo avevano costruito sul nido una tenda di protezione, una cupola serra che serve a coprire e riparare la zona circostante le uova dal freddo e dalle precipitazioni. La stessa cosa è stata fatta sabato scorso sull’altro nido tardivo, quello di Vada nel Comune di Rosignano.
È la prima volta che questo metodo viene applicato in Toscana. Si crea in pratica una specie di incubatrice che in questi nidi “fuori tempo massimo” serve a evitare la lenta agonia degli embrioni all’interno dell’uovo sotto una sabbia che si raffredda sempre di più.
“A Pesaro era stato fatto un esperimento simile qualche anno fa dai nostri colleghi di Fondazione Cetacea e aveva prodotto buoni risultati – spiegano gli esperti di tartAmare – Di contro noi abbiamo potuto sperimentare che a ottobre inoltrato lasciare le uova a loro stesse è davvero un gran rischio. Nei prossimi giorni è previsto maltempo e non volevamo rischiare di perdere la nidiata proprio nelle sue ultime fasi di sviluppo”.
La sperimentazione in questo caso ha funzionato e il monitoraggio dei volontari proseguirà anche nelle prossime ore per accertare eventuali nuove nascite. Tra pochi giorni dovrebbe schiudersi anche l’altro nido tardivo, quello di Vada. Incrociamo le dita e auguriamoci che il metodo della cupola serra dia buoni risultati anche lì.
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