Il delegato regionale Roberto Marini: “Inizio settembre momento particolarmente sensibile del ciclo biologico degli uccelli in genere e dei migratori in particolare”.
di Gabriella Congedo
2 settembre 2023
Anche quest’anno in Toscana, come in quasi tutte le regioni italiane, il 2 e 3 settembre i cittadini che vivono in zone rurali si sono svegliati al ritmo dei colpi di fucile che anticipano di due settimane l’avvio dell’apertura generale.
Nonostante la legge n. 157/92, che tutela la fauna selvatica e disciplina la caccia, indichi la terza domenica di settembre come data di apertura generale della stagione venatoria la cosiddetta preapertura, ovvero l’apertura anticipata della caccia prevista in via eccezionale dalla stessa legge, è ormai diventata la normalità. Magari con delibere di Giunta approvate al fotofinish per evitare ricorsi.
Il WWF, come pure altre associazioni ambientaliste, si batte da anni per la sua abolizione. La preapertura “dovrebbe essere un’eccezione e invece è un “premio fedeltà elettorale” elargito ai cacciatori, autorizzati a sparare specie a rischio come la tortora selvatica nonostante i richiami della Commissione europea”.
Un tipo di caccia dannosissimo sia per le specie dichiarate cacciabili che per le altre, rincara la dose il delegato WWF Italia per la Toscana Roberto Marini, visto che nel mese di settembre i cieli sono attraversati da migliaia tra falchi, cicogne, ma anche piccoli uccelli come le rondini, che dall’Europa si spostano in Africa per lo svernamento. Inoltre “molte specie presentano in questo periodo ancora giovani non del tutto autonomi” senza contare gli immancabili abbattimenti illeciti anche di specie protette che si verificano quando su lasciano agire sul campo grandi numeri di cacciatori.
Quest’anno la preapertura in Toscana riguarda 4 specie: tortora, storno, tortora dal collare orientale e piccione, le ultime due di nuova introduzione. Grazie ai ricorsi delle associazioni ambientaliste rimangono invece esclusi anatidi e corvidi. Ma il problema rimane. “Con la scusa dei danni all’agricoltura (solo 10.000 euro in un anno in tutta la Regione sono per esempio i danni dichiarati a carico della tortora dal collare) si è voluto ampliare il ventaglio delle specie cacciabili ai primi di settembre – aggiunge Marini – Si tratta di una decisione assurda che avrà gravi ripercussioni sul campo a carico di queste specie e di molte altre”.
Da molti anni ormai i cacciatori sono sempre meno numerosi e sempre più anziani eppure il loro potere di pressione sulla politica sembra inalterato. È un mistero. “Ancora una volta – conferma il delegato regionale WWF – in tema di caccia si legifera solo sulla base degli appetiti del mondo venatorio piuttosto che sulla base della corretta gestione e tutela della fauna selvatica”.
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