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Ripristino cave sul Monte Borla, il Cai Toscana: nuovo passo verso la distruzione delle Apuane

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Cava sul Monte Borla

La cava in questione confina con una Zona Speciale di Conservazione e si affaccia sul Monte Sagro, interessando una valle di origine glaciale.

 

Redazione
15 agosto 2023

MASSA CARRARA – Il Club Alpino Italiano della Toscana e la Commissione regionale Tutela Ambiente Montano esprimono “profonda preoccupazione” per il provvedimento preso dalla Conferenza di servizi della Regione Toscana che ha dato via libera al progetto di coltivazione e ripristino delle cave Castelbaito – Fratteta, nel bacino del Monte Borla. La decisione autorizza l’esercizio dell’attività estrattiva per un periodo di 10 anni, rinnovabili.

Secondo le associazioni questa scelta rappresenta un ennesimo passo verso la distruzione degli habitat apuani. La cava in questione confina con una Zona Speciale di Conservazione e si affaccia sul Monte Sagro, interessando una valle di origine glaciale. Un sentiero del CAI verrà spostato arbitrariamente dal suo percorso storico e la decisione autorizza un intenso traffico di autocarri per il trasporto dei blocchi e dei detriti, stimati in circa 60 veicoli al giorno, aggravando gli effetti negativi della monocultura del marmo.

In una nota il presidente del CAI Toscana Giancarlo Tellini sottolinea come a farne le spese sarà soprattutto la qualità di vita dei residenti, che vedranno la viabilità di una strada di montagna peggiorare con il transito di autocarri per ogni giornata lavorativa da Foce di Pianza alla strada provinciale n. 73: “Sarà difficile e pericoloso raggiungere il Sagro e il rifugio Città di Carrara dal lunedì al venerdì, un nuovo duro colpo all’accessibilità delle Apuane grazie a sette mezzi che trasporteranno i blocchi e saranno diretti a Carrara e a 53 che trasporteranno detriti e saranno diretti a Monzone – Aulla, lungo la provinciale 10 di Marciaso – Tenerano”.

Gli autocarri che andranno verso Carrara attraverseranno i paesi di Castelpoggio e Gragnana, dove le case si affacciano sulla strada e le auto devono alternarsi a causa della ridotta sezione stradale. Quelli che andranno verso Monzone utilizzeranno la strada provinciale 10, tristemente nota per la sua instabilità. “Avevamo già segnalato  come i concessionari avessero gestito l’estrazione e le attività connesse contravvenendo alle indicazioni e prescrizioni emesse dagli organi competenti, portando danni all’ambiente e alla biodiversità. – conclude Tellini – Chiediamo agli enti che hanno approvato la riapertura, dalla Regione al Parco delle Apuane, che sia possibile immaginare un diverso destino per le Apuane che metta al centro delle scelte l’enorme valenza paesaggistica, ambientale e turistica e, non ultimo, il futuro di tutti i cittadini e non dei pochi concessionari”.