L’eccesso di illuminazione artificiale disturba il comportamento e la riproduzione di molti insetti e avvantaggia i predatori. Un disastro per gli ecosistemi.
di Valentino Valentini
6 maggio 2023
Chiamasi “inquinamento luminoso” l’alterazione della luce notturna naturale (stelle, luna) causata da eccessivo, mal indirizzato e inappropriato utilizzo delle luci artificiali. Oltre alle luci private che il più delle volte si disperdono infruttuosamente molto più del consentito, sparate ad sidera o ben oltre la linea dell’orizzonte (le foto dei satelliti sono molto eloquenti) vi sono quelle pubbliche in città e sulle strade extraurbane per illuminare di tutto e di più, vetrine, monumenti e palazzi, stadi e complessi commerciali, persino i fari delle auto spesso sono molto abbaglianti e tali da presentare un pericolo per altri conducenti.
Tutto ciò concretizza uso e abuso di luci artificiali alla faccia del risparmio energetico e della tutela dei viventi, e vi assicuro che da vecchio naturalista militante sono stato diretto testimone in un non lontanissimo passato della grande ricchezza microfaunistica che esisteva prima di questo disastro: un fenomeno che sortisce una dolorosa perdita di specie a volo crepuscolare e notturno, fatto che sta alterando pericolosamente la composizione delle comunità biologiche e l’attuale buon funzionamento degli ecosistemi.
Detto “in parole povere”, se prima un semplice neon di un metro (stessa ora, stesso posto, stesso periodo dell’anno) attraeva alcune decine d’insetti d’ogni tipo, dimensione e provenienza, oggi quello stesso neon andrebbe purtroppo deserto quasi del tutto, e questo già costituisce un pessimo segnale! Gli fa eco una puntuale ricerca dell’Università britannica di Exeter, dove si dimostra in maniera inequivocabile che l’illuminazione umana può influenzare negativamente il comportamento, il successo riproduttivo e la sopravvivenza degli organismi viventi, modificando addirittura la composizione delle comunità d’invertebrati, con conseguente aumento di individui predatori e saprofagi nelle comunità “illuminate”.
Secondo tale studio tutto questo avviene ad opera, appunto, d’insetti predatori e divoratori di materia organica in decomposizione (residui vegetali, carcasse animali, escrementi) a scapito delle specie che provvedono all’impollinazione delle piante, alterando in tal modo l’equilibrio degli ecosistemi in cui tali specie convivono, peraltro con un effetto traino su uccelli e mammiferi che si cibano di queste: col risultato che quanto appena detto sortisce un impatto negativo sull’efficacia dei servizi ecosistemici sui quali contano gli esseri umani.
Sic stantibus rebus mi sapete dire perché i Comuni pugliesi non hanno ancora aderito almeno alle “Linee guida per ricalibrazione di accensioni e spegnimenti temporanei e per la razionalizzazione dell’illuminazione pubblica” proposte sul sito del Coordinamento per la protezione del cielo notturno – al secolo Cielo Buio – al fine di ridurre l’impatto del costo dell’energia sull’illuminazione pubblica? Tra le misure proposte l’adozione di luci a bassa intensità, lo spegnimento totale o parziale di impianti d’illuminazione pubblica extraurbana, eliminazione di luci inutili, specie nelle aree industriali, sostituzione d’impianti inefficienti, dedicando le luci solo al luogo da illuminare e, soprattutto, seguire la regola generale che resta sempre quella di “illuminare il meno possibile”, anzi proprio “azzerare” le luci in prossimità di aree di rilevante interesse naturalistico ed ecologico.
A tale riguardo mi corre l’obbligo di ricordare che nel 2020 come direttore del Museo Laboratorio della Fauna Minore avevo prodotto un esposto-denuncia indirizzato al Comune di Martina Franca, competente per territorio, per “inquinamento luminoso” perpetrato da alcuni insediamenti residenziali in presenza di territori facenti parte del “Parco Naturale Regionale della Terra delle Gravine”: la cosa, con mio sommo rammarico, è stata elegantemente insabbiata da organi dello stesso Comune che pure erano competenti per materia a norma della L.R. 23 Nov. 2005, n° 15. Ma vi assicuro che il sottoscritto non demorde e intende “ritornare a bomba” quando il Parco otterrà, e finalmente, il suo buon Ente di Gestione come avviene in ogni parco che sia degno di questo nome.
L’Inquinamento luminoso è una minaccia subdola ed estrema per la sopravvivenza della complessità della vita e quindi della stabilità degli ecosistemi ed è mio vivo desiderio sottolineare l’importanza che finalmente anche il Parlamento e il Governo si facciano promotori di iniziative utili a informare e sensibilizzare tutti i cittadini sulle sue nefaste conseguenze.
Speriamo che il diffondersi della conoscenza (insisto, anche attraverso l’allestimento del maggior numero possibile di Musei di Scienze Naturali e Ambientali), in uno al superamento dei radicati luoghi comuni in materia, divenga premessa indispensabile per minimizzare al massimo un problema che sta assumendo proporzioni sempre più importanti, limitando l’illuminazione alle effettive necessità e ricorrendo a tecnologie con la minore potenzialità d’impatto possibile.
E che, come ebbe a dire il grande Socrate, Iddio ci aiuti a uscire dalle tenebre, queste sì, dell’ignoranza.
Valentino Valentini, di Taranto, è residente a Martina Franca (TA). È un entomologo divulgazionista con una lunga esperienza di ricerca microfaunistica svolta soprattutto nelle estreme regioni meridionali d’Italia. Laureato in Giurisprudenza, è stato addetto all’Ufficio legale di un istituto di credito.
Ha istituito in San Severino Lucano (PZ) – Parco Nazionale del Pollino – il Museo Laboratorio della Fauna Minore per una maggiore conoscenza delle piccole faune del Meridione d’Italia.
Come naturalista ha pubblicato diversi saggi, da solo o con altri autori, e collabora con quotidiani e periodici, nazionali e locali, con articoli scientifici e divulgativi di argomento naturalistico.
Ha fondato nella sua città il “Comitato per il rimboschimento di Taranto” ed è stato cofondatore del “Comitato nazionale per gli Alberi e il Paesaggio”. È stato responsabile della sezione di Taranto del WWF ed è socio della Società Entomologica Italiana, dell’Associazione romana di Entomologia e di Italia Nostra.
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