L’Unione dei Comuni montani all’attacco: “Milioni di alberi annunciati che non ci potranno mai essere perché non abbiamo vivai forestali”.
10 aprile 2023
La bellezza di 330 milioni di euro sono stati inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per piantare 6,6 milioni di alberi intorno alle città. Soldi dell’’Europa destinati a contrastare smog e ondate di calore, con il relativo piano gestito dalle Città Metropolitane. Ma dai controlli di Corte dei Conti e Carabinieri è saltato fuori che di alberi non c’è neanche l’ombra, sono stati piantati solo semi. E noi quei soldi dell’Europa rischiamo di perderli.
Il fatto è che in Italia non ci sono alberi da piantare perché non abbiamo vivai forestali, spiega nel seguente intervento Marco Bussone presidente di UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani). Finora si è fatta solo demagogia a buon mercato.
Il Corriere della Sera di ieri racconta di un tema che ci sta a cuore come Uncem. Il fallimento e la contestazione della componente PNRR sulla forestazione urbana, coordinata dalle Città Metropolitane. Il tema non è solo semi sì, alberi no. Nel senso di “non abbiamo piantato alberi”, l’accusa di Bruxelles. Era scontato non lo potessimo fare non avendo alberelli, ovvero “materiale di moltiplicazione” (che doveva essere prodotto e consegnato ai vivai forestali – deboli e inesistenti in Italia – come dal 1952, dai Carabinieri Forestali, oggi CUFAA) con altri Carabinieri che poi hanno fatto i controlli scoprendo il problema).
Il vero punto di questa storia sugli alberi non piantati e finora “seme” è che da dieci anni almeno tutti parlano di nuove milionate di alberi da piantare. 10, 100, 1 miliardo. Per “assorbire Co2”, risolvere le problematiche della crisi climatica, si dice. E giù applausi. Milioni e milioni. E noi, ditino alzato per chiedere la parola, con PEFC, FSC, Legambiente, Alberitalia, Conaf a provare a dire che in Italia “non abbiamo alberi” da piantare, che non abbiamo vivai forestali, che il “materiale da moltiplicazione” non è mai stato prodotto, che si è investito niente su questo fronte per cinquant’anni, che c’è una legge statale moderna e bellissima sulle foreste da applicare e che di demagogia moriremo. Perché il PNRR doveva avere 1 miliardo di euro per le foreste montane, 12 milioni di ettari di foreste in aumento, saltati nel 2021 per banali scontri politici nel governo di allora.
Poi qualcuno ha pensato di dire che saremmo stati bravi come Paese investendo su nuovi alberi. E così è partito il meccanismo e il bando, mal scritto, sulle foreste urbane. Da piantare in spazi da ricavare. Facile. Bello, stupendo. Senza alberi da piantare. Dimenticandoci che il bosco in Italia aumenta non poco, invade il prato-pascolo e i paesi ove la popolazione si riduce, e che piantare alberi è solo una parte delle tante cose da fare e finanziare ai sensi della Strategia forestale nazionale.
È solo un pezzo, piantare alberi che oggi non abbiamo, di un programma più ampio! Ma si è preferito agire di pancia, con milioni di alberi annunciati che non ci sarebbero mai potuti essere. E Uncem lo aveva detto, scritto, ma serve a poco oggi ribadirlo. Si è agito e scritto il PNRR senza ascoltare Davide, Antonio, Alessandra, Marco, Raoul e quelli bravi, ma davvero bravi (si pensi alla ottima Fondazione Alberitalia) che avevano già messo tutti in guardia. Ora ci ritroviamo i semi. E le paginate dei giornali. Importanti, ma con i semi e senza vivai forestali. Con la necessità di una vera politica forestale, peraltro scritta e solo da attuare con i soggetti giusti.
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