E’ arrivato il momento di ripensare seriamente la tendenza a concentrare la popolazione nelle grandi città. Ne saremo capaci?
di Sandro Angiolini
26 febbraio 2023
In quest’ultima settimana due capitali latino americane hanno dovuto dichiarare uno stato di emergenza dovuto all’eccessivo inquinamento atmosferico: si tratta di Bogotà (Colombia) e Città del Messico, i cui residenti sono stati fortemente invitati a limitare l’esposizione all’aperto. Ciò mi sollecita una lunga serie di riflessioni a carattere ambientale che arrivano fino all’Italia:
– è vero che in entrambi i casi parliamo di megalopoli ad altissima intensità di traffico auto privato (Bogotà conta oltre 7 milioni di abitanti, Città del Messico più di 9), dove la pianificazione urbanistica in pratica non è esistita. Questo ci conferma che facilitare il trasporto pubblico rispetto a quello privato (specialmente se effettuato con mezzi non certo Euro 6) e un’appropriata programmazione dello sviluppo urbanistico rimangono delle priorità in ogni città del mondo.
– all’interno di un’appropriata gestione dello sviluppo urbanistico occorre porre maggiore attenzione ad assicurare la presenza di aree verdi bene impostate. Intendo dire che mettere un po’ di alberi lungo le strade o ai margini delle aree destinate a parcheggi e/o scuole serve a poco: ci vuole uno sforzo progettuale e di manutenzione ben diverso, che veda in aree più grandi e più fruibili uno dei pilastri della qualità della vita e del lavoro urbani;
– secondo me questi episodi confermano anche che la tendenza a concentrare la popolazione in grandi città, in atto ormai da alcuni decenni in tutto il mondo, rimane un rischio ambientale significativo. So di toccare un terreno in parte minato e provo a spiegarmi meglio. Da un lato avere una grossa quantità di popolazione in un unico spazio consente di ottenere importanti economie di scala e di scopo nella fornitura di servizi pubblici e privati: scuole, supermercati, gas, luce, acqua potabile, depurazione, etc. Dall’altro però la realtà dimostra che, in moltissimi Paesi del mondo, quando il processo di concentrazione urbana non viene gestito bene (soprattutto non in modo sostenibile), gli impatti ambientali e sociali negativi possono essere enormi.
– accanto a tutto ciò si colloca un altro problema spesso “nascosto”, e comunque sottovalutato, anche dalle nostre parti, e cioè il corrispondente abbandono di insediamenti nelle aree rurali. Anche qui la questione è complessa: da una parte è logico che la gente vada a vivere più vicina a dove trova lavoro (e quindi in centri mediamente più grandi del passato), ma dall’altra è vero che negli ultimi anni le possibilità offerte al lavoro da casa o comunque a distanza dai grandi aggregati urbani sono aumentate. A questo però non mi sembra sia seguito un impegno adeguato nel rivitalizzare piccoli centri e borghi. È indubbio che alcuni investimenti sono stati fatti ma non sempre con buoni risultati, e comunque non mi sembrano proporzionali rispetto alle potenzialità esistenti e alla necessità di limitare la crescente concentrazione della popolazione nelle grandi città. Che è poi il problema da cui siamo partiti sopra.
Sono temi certamente non facili da affrontare e la mia paura è che, in assenza di un dibattito ampio e costruttivo, si affermino due tendenze negative:
– chi ne approfitta per fini speculativi perché ha le disponibilità finanziare per certi investimenti;
– una serie di polemiche infinite tra schieramenti a torto o a ragione opposti, che di fatto rallentano comunque il cambiamento in senso positivo, per l’ambiente e per tutti noi. Ovviamente spero di sbagliarmi…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale
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