La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro due sentenze a favore di un operaio per i danni provocati dall’esposizione all’amianto.
di Marcello Bartoli
27 gennaio 2023
ROSIGNANO (Li) – Nel febbraio del 2021 furono presentati due esposti alla procura di Livorno contro la Solvay, la multinazionale chimica che a Rosignano produce Bicarbonato di Sodio da più di 100 anni. Entrambi contestavano le comunicazioni ufficiali dell’azienda che, secondo l’accusa, stava adottando tecniche esplicite di greenwashing.
Negli anni la presenza dello stabilimento ha causato l’inquinamento del tratto di costa a sud dell’abitato. Il sito, secondo l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), è tra i 15 tratti costieri più inquinati del Mediterraneo a causa degli “sversamenti di gesso e calcare, metalli pesanti bioaccumulabili quali mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo”.
Nel gennaio del 2022 Roberto Cingolani, allora ministro della Transizione Ecologica, rinnovò comunque l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) alla multinazionale, anticipando di cinque anni la sua scadenza naturale prevista per il 2027, permettendole così di continuare a produrre nello stesso stabilimento e a sversare i residui in mare per altri 12 anni, con un limite di 250.000 tonnellate l’anno.
Fu così che nel marzo del 2022 il fondo Bluebell Capital Partners (gruppo finanziario londinese guidato dagli italiani Giuseppe Bivona e Marco Taricco con fondi per battaglie ambientaliste) presentò ricorso al Tar della Toscana per l’annullamento del decreto, sottoscritto anche da diverse associazioni ambientaliste di importanza nazionale e internazionale.
Nel settembre del 2022 la Solvay ha fatto poi sapere di voler mettere in campo un piano d’azione da 15 milioni di euro per ridurre le emissioni di calcare del 20% nel 2030 e del 40% entro il 2040.
Adesso però c’è una nuova grana: in questi giorni la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della Solvay che aveva contestato due sentenze a favore di un operaio per i danni provocati dall’esposizione all’amianto presente nello stabilimento di Rosignano.
L’azienda dovrà risarcire 3.000 euro all’operaio, oggi 71enne, ammalatosi di patologia asbesto correlata nel 2007. L’uomo aveva lavorato per ben 32 anni nello stabilimento e aveva contratto placche pleuriche e ispessimenti da amianto. Duro il commento dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA): “La Solvay ha sempre negato l’uso dell’amianto e i possibili danni per i suoi dipendenti, ma ha continuato anche a negare i diritti dei lavoratori esposti che hanno contratto patologie absesto correlate. Finalmente un’azienda, che ha goduto spesso anche di sovvenzioni pubbliche, vede ora la sua condanna in Cassazione”.
È una condanna che arriva al terzo grado di giudizio e diventa così un precedente significativo. Tutti i lavoratori che hanno ottenuto l’indennizzo Inail potranno ora più facilmente chiedere, anche attraverso la sede ONA di Rosignano, la tutela legale per il risarcimento del danno.
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