Potrebbe essere il primo vero caso di una cooperazione mondiale che raggiunge un obiettivo comune per la difesa dell’ambiente.
di Sandro Angiolini
15 gennaio 2023
Una delle notizie a carattere ambientale probabilmente più sottovalutate della settimana che si è appena chiusa riguarda un comunicato degli scienziati secondo il quale il “buco dell’ozono” si starebbe per chiudere, e ciò avverrà attorno al 2040 (non così lontano nel tempo).
La riduzione sensibile dello strato del gas Ozono notata negli anni Settanta nelle aree poste sopra ai due poli del pianeta era ed è un problema perché significa che i raggi ultravioletti provenienti dal sole tendono ad arrivare più facilmente a terra, con effetti non sempre benefici (leggi tumori alla pelle e parziale inibizione della fotosintesi nelle piante). Questa notizia era stata anticipata un anno fa circa dalla constatazione che il buco solitamente presente al polo Sud nel 2020 si era già chiuso (ma contava molto il fatto che la concentrazione del gas tende a variare a seconda delle stagioni).
Perché si tratta di una notizia particolarmente importante?
Soprattutto perché indica che l’azione degli Umani può in alcuni casi contrastare efficacemente gravi problemi ambientali, portando a una loro soluzione, data una adeguata quantità di tempo a disposizione.
Una volta resisi conto del problema circa 50 anni fa, infatti, gli scienziati si sono messi alla ricerca delle sue cause e hanno individuato la principale nell’uso di alcuni composti chimici (i CFC: clorofluorocarburi), fino ad allora ampiamente diffusi in prodotti a largo consumo (come i frigoriferi). Questo a sua volta ha condotto alla stesura di una convenzione internazionale poi approvata nel 1987, con la quale si mettevano al bando questi prodotti e se ne promuoveva la sostituzione con altri meno dannosi per l’atmosfera.
A distanza di 35 anni dalla nascita della convenzione di Montreal, adottata da tutti i Paesi del mondo nel giro di pochi anni, i risultati che il comitato di scienziati che segue il problema ha recentemente certificato sono perciò una novità doppiamente positiva: per l’ambiente e per noi.
Dimostra inoltre che gli accordi internazionali per la protezione delle risorse ambientali, basati su profonde conoscenze scientifiche, se adottati e messi in pratica possono raggiungere obbiettivi ambiziosi e all’inizio giudicati quasi impossibili: riusciranno i politici che non si impegnano ancora contro il cambiamento climatico a trarne una lezione per l’Accordo di Parigi sul clima del 2015?
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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