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Toscana, dopo la seconda estate più calda è record annuale dal 1800

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Il Consorzio Lamma conferma il caldo anomalo in Toscana per tutto il 2022 con punte record in montagna. Necessario affrontare il riscaldamento globale.

 

Redazione
2 gennaio 2023

In Toscana l’estate 2022 è risultata la seconda estate più calda dagli anni Cinquanta per 4 località prese in esame (Firenze, Arezzo, Grosseto, Pisa), con un’anomalia di +2.3°C rispetto al periodo 1991-2020 e addirittura di +4,1°C  rispetto alla vecchia climatologia 1961-1990.  Seconda solo alla terribile estate del 2003. Lo conferma LaMMA, il consorzio pubblico tra Regione Toscana e Consiglio Nazionale delle Ricerche per il monitoraggio e la modellistica ambientale.

In Europa sono giorni di caldo eccezionale con centinaia di record specialmente nel settore centrale e orientale del continente. In questi giorni nel nostro Paese l’alta pressione africana con afflusso di aria umida e mite da Sud sta causando temperature decisamente più autunnali che non invernali. L’Italia è costantemente alle prese con la siccità e nell’ultimo anno le piogge si sono ridotte di circa un terzo.

Il 2022 è stato l’anno più caldo mai registrato in Italia dal 1800 e lo stesso può dirsi per la Toscana, come annuncia oggi il Consorzio Lamma: “Nel corso del 2022 ancora più marcate risultano le anomalie sui settori montani: oltre 1500 metri siamo infatti a circa 3 gradi oltre i riferimenti climatologici. Segno inequivocabile della persistenza di masse d’aria in quota ben più calde di quelle che insistevano fino a pochi lustri fa».
L’anomalia di temperatura è particolarmente evidente durante il mese appena trascorso, mai stato così caldo in Toscana in nessun periodo invernale. Il pianeta, dunque, si sta riscaldando più velocemente che in qualsiasi altro momento registrato della storia.

E necessario ricordare come generare energia elettrica e calore bruciando combustibili fossili provochi una grossa fetta delle emissioni globali. Tra le cause del riscaldamento è opportuno ricordare anche:
le produzioni industriali;
la deforestazione e le attività agricole di monocoltura estensiva;
i mezzi di trasporto alimentati con combustibili fossili;
l’uso di fertilizzanti, diserbanti, insetticidi e mangimi complessi a base di antibiotici, ormoni e disinfettanti;
i consumi energetici di uso civile e le aumentate esigenze di climatizzazione e di domotica negli edifici pubblici e privati;
la quantità di rifiuti generati a livello planetario.

Il nostro stile di vita ha un impatto profondo sul pianeta. I più ricchi ne sono i maggiori responsabili. Così l’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile di una quantità maggiore di emissioni di gas serra rispetto al 50% più povero.

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